domenica 21 luglio 2019

Tecnologia, innovazione e sostenibilità , di Filippo Arpaia



Tecnologia, innovazione e sostenibilità

di Filippo Arpaia


 


   
La tecnologia comprende quei processi  con cui si trasformano lavoro, capitale, materia e informazione in prodotti e servizi, con valore aggiunto. Ad esempio se le aziende utilizzano ed incorporano innovazioni nella propria  produzione di rubinetti, caldaie, dadi da brodo, abiti, programmi televisivi,  ecc. -  ciò significa  che  si opera sul processo non solo produttivo, ma anche per creare beni più attraenti. Possiamo dedurre che, dalle innovazioni di carattere semplicemente incrementali, scaturiscono e si affermano le tecnologie subentranti.
I clienti, dei principali mercati, apprezzano i prodotti ed i processi innovativi e se ciò rafforza anche il business, possiamo affermare che ci troviamo di fronte a  mutamenti intrinsecamente sostenibili. Succede, però,  che alcune innovazioni non sono gradite e accettate dalle “Imprese dominanti” e capita che, anche i mercati non sono interessati. Esse riguardano generalmente prodotti meno appariscenti, più semplici, più piccoli e convenienti ma graditi soltanto da particolari clienti; offrono margini di profitto inferiori a quelli dei prodotti dominanti e nessuno è disposto ad investire nel loro sviluppo. Cambiando le regole del gioco, può succedere che le vecchie e solide posizioni delle Tecnologie Dominanti vengano sopraffate dalle “Tecnologie Innovative”, nel qual caso si affermano a danno delle prime, distruggendole.
Le Tecnologie Innovative (subentranti), utilizzano i mercati che valorizzano la loro forza avvalendosi di Compagnie  che, operano in spazi ristretti; i messaggi che essi lanciano sono difficili da apprezzare, perciò inizialmente si devono accontentare di margini esigui e del solo  vantaggio del primo arrivato.
Clayton Christensen ed altri analisti dell’Università Harvard, per primi  approfondirono il fenomeno delle tecnologie subentranti, nelle attività più diverse. E’ facile dedurre il ruolo distruttivo assunto dalle tecnologie subentranti, contro le dominanti (incumbent = oppressive),  gli utenti meno esigenti sono attratti da cose meno sofisticate,  considerano, con maggiore interesse, i prodotti più semplici ad alta affidabilità e numero basso o nullo di avarie, facile riparazione, durata garantita, minor costo di produzione e più qualità del prodotto risultante.
A titolo d’esempio possiamo citare: la cura dell’ulcera gastrica, la chirurgia endoscopica, l’avvento dei supermercati (centri commerciali), le carte bancomat,  i telefonini, i “pc portatili”, la fotografia digitale, i “dvd” che in breve tempo hanno soppiantato le video cassette, ed ora le nanotecnologie ecc. Un esempio importante è rappresentato dal motore a benzina: inquinante, rumoroso, con basso rendimento ed alti costi di manutenzione (tecnologia insostenibile); rispetto al motore elettrico Fuel Cell, non inquinante, silenzioso ad alto rendimento e con il vantaggio di generare E.E. per usi diversi (tecnologia sostenibile).
E' difficile prevedere a priori se una Tecnologia Innovativa resterà tale, oppure si trasformerà in vincente; molte volte occorrono anni se non secoli prima che possa affermarsi.  La prima Fuel Cell risale alla metà dell’ottocento: Sir William Robert Grove, avvocato e fisico inglese (1811 -1896), si occupò anche di elettricità e di magnetismo. Nel 1839 inventò una pila a gas con un elettrodo di platino dalla quale poi realizzò la prima pila H2/O2 a elettrolita acido. Le ricerche proseguirono saltuariamente nel corso degli anni, senza peraltro risultati significativi. La prima pila di interesse pratico venne realizzata da Francis Thomas Bacon nel 1959 con elettrolita alcalino. Le pile H2/O2 hanno contribuito in modo determinante al successo delle imprese spaziali Gemini e Apollo fornendo l’energia necessaria e l’acqua per gli astronauti, prodotta durante il funzionamento e resa quindi potabile. Dopo vari decenni d’esperienza, in gran parte sostenuti dai budget dell’industria spaziale americana, la tecnologia è decollata con produzione e utilizzo preferenziale di Fuel Cells fino a dominare il mercato dei nuovi impianti di microgenerazione di E.E..
Sono anni che rifletto e mi aggiorno sul cambiamento che l'introduzione del vettore idrogeno determinerà sull'economia mondiale, condividendo la tesi ribadita alla COP9 del 09.12.'03, da Jeremy RIFKIN. L'effetto serra  determina urgente ed  inderogabile necessità di energia pulita, gli USA non negano di volerlo e noi italiani possiamo giocare un ruolo determinante: - essere la prima nazione al mondo  priva di energia nucleare a realizzare  impianti dimostrativi integrati ad energia rinnovabile, secondo le regole dettate dal Protocollo di KYOTO, con la possibilità di accedere ai contributi previsti dalle leggi per lo sviluppo sostenibile. (non occorrono nuove Centrali E.E., basterebbe adeguare e potenziare soltanto quelle già esistenti).
In occasione di una conferenza sull'innovazione in Europa, tenutasi nel dicembre 2003 (svoltasi a Bruxelles in contemporanea con le cerimonie di consegna dei Premi Nobel a Stoccolma e Oslo), alti responsabili politici di Svizzera, Norvegia, Svezia, Stati Uniti presentarono le loro strategie con una manifestazione, dal titolo: 'Rilanciare l'innovazione dalla ricerca al mercato”.
Il segretario di Stato norvegese per l'Istruzione e la ricerca, Bjorn Haugstad,  illustrò le strategie: 'Abbiamo bisogno di politiche e prassi d'innovazione valide e mirate, che potremo acquisire attraverso un processo di apprendimento reciproco, non solo a livello europeo ma anche transatlantico".  Sottolineando ugualmente la necessità di un 'processo d'innovazione “bottom up” con un sufficiente sostegno per le piccole imprese e con il consenso di tutte le componenti della società. Aggiunse: "dobbiamo migliorare, sotto il profilo quantitativo e qualitativo, gli strumenti a sostegno dell'innovazione regionale e favorire la creazione di partenariati solidi e duraturi fra società private, istituti di ricerca, università e settore pubblico".
La tecnologia è l'ambito multidisciplinare di ricerca e sviluppo di soluzioni, legate soprattutto ai processi produttivi. Il termine deriva dal greco "tekhnologhia" (τεχνολογία), letteralmente "discorso sull'arte", dove con arte si intende il saper fare. Nell'accezione più classica, solo in parte "deformata" dall'avvento dell'informatica, la tecnologia si occupa dello studio dei procedimenti e delle attrezzature necessarie per la trasformazione di una data materia prima in un prodotto industriale, partendo dai principi della scienza, per arrivare alla tecnica, che invece si occupa specificatamente delle modalità pratiche della lavorazione; insomma, nell'ottica della realizzazione di un prodotto, la scienza mette a disposizione tutto quello che si può sapere in merito, la tecnologia dice quello che serve sapere per fare, la tecnica spiega come si fa.
Nel corso degli ultimi 20 anni, la tecnologia ha avuto come unico scopo quello dell'automazione totale del processo di produzione e di fare convergere i modi di lavorare dell'uomo e della macchina, in modo da preparare così la sostituzione dell'uomo con i computer ed i robot. Il lavoratore si limita a seguire le procedure rigide definite a priori, ed in particolare si è arrivati a studiare processi lavorativi che, sono sempre più vicini ai linguaggi dei computer, al fine di facilitare la sostituzione delle persone con le macchine, non solo per nei processi di assemblaggio e meccanici, ma anche in quelli di elaborazione e di lavoro mentale.
Nelle imprese si è assistito ad una "meccanizzazione" dei metodi di lavoro, ivi compreso il settore terziario, infatti i dipendenti hanno sempre meno discrezionalità nelle decisioni da prendere. Grazie alla robotizzazione, all'informatica, ed all'intelligenza artificiale, la produzione ed il trasporto dell'energia e delle merci, si realizzano quasi interamente mediante sistemi automatici. Grazie all'evoluzione dell'automatizzazione e della virtualizzazione dei processi produttivi, il numero di persone realmente necessarie al buon funzionamento degli stessi, è largamente inferiore al numero di salariati disponibili, ci stiamo avviando verso una sempre maggiore disumanizzazione dello sviluppo, ciò provocherà una diffusa disoccupazione se non vi sarà una sorta di riconversione e rinascita  industriale più aderente alla missione dell'uomo.
Questo scenario è già reale, in quanto tutti, con i nostri occhi vediamo che le grandi multinazionali, il più delle volte, hanno una struttura virtuale o comunque hanno basato il loro impero economico sull'automazione dei processi industriali e su quelli amministrativi.
Ciò che invece sfugge alla nostra osservazione è quel processo di disumanizzazione nel vero senso della parola, ossia di stravolgimento della stessa natura umana e del suo pensiero, questi due effetti saranno esaltati  dalla nanobiotecnologia, come i chip e molecole artificiali, e con la proiezione della vita umana nel mondo virtuale. In realtà i videogiochi che, in questi anni abbiamo sviluppato e testato ci hanno proiettato in questa dimensione virtuale e sono serviti alle sperimentazioni dell'intelligenza artificiale, esistono già infatti dei software in grado di svolgere le funzioni di polizia e di controllo, di elaborazione dei dati, o di consulenza.
È chiaro dunque che vi è un processo di disumanizzazione che è ha l'obiettivo di bloccare l'evoluzione dell'uomo e di appropriarsi della sua intelligenza, mercificandola al punto da divenire l'oggetto di processi automatizzati.
Tale processo diventa poi evidente con la creazione degli androidi, degli umanoidi costituiti da uno scheletro metallico, di tessuti artificiali dotati di sensori nanometrici, di un cervello che costituisce il computer centrale: le cellule artificiali localizzano il movimento umano, le macchine fotografiche e le videocamere scannerizzano e riconoscono i visi e i gesti, mentre mediante dei microfoni riescono a sostenere un discorso. Jules, della Hanson Robotics o lo Geminoid, dello giapponese Ishiguro, sono tra gli esempi più popolari di umanoide che clona l'uomo, sia nell'aspetto che negli atteggiamenti. Il ruolo ruolo principale dei Robot nel nostro futuro è di interagire naturalmente con le persone, grazie ai loro software di emulazione dei comportamenti a alla loro struttura antropomorfica e bipede, in modo che possano lavorare in ambienti umani con caratteristiche architettoniche munite di gradini. Ormai vengono considerati dai loro creatori come delle persone vere, in grado di suscitare così la più naturale comunicazione.



       



Fonte :  

DG Power R&D - Filippo ARPAIA
Tecnologo Risorse Energetiche
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