BRUNO ZEVI
Critico e promotore di fama internazionale dell'Architettura Organica e Sociale Italiana (1918-2000)
Bruno Zevi
(1918-2000) è stato uno storico, critico e promotore di fama internazionale
dell'Architettura Organica e Sociale.
Ecco
subito alcune note biografiche tratte dal sito web della Fondazione Bruno Zevi:
<< ...nasce a Roma nel 1918, consegue la
maturità classica presso il liceo Tasso di Roma e si iscrive alla Facoltà di
Architettura di Roma. A seguito delle leggi razziali, lascia l'Italia nel 1938
recandosi prima a Londra e poi negli Stati Uniti. Qui si laurea presso la
Graduate School of Design della Harvard University , presieduta da Walter
Gropius e dirige i "Quaderni Italiani" del Movimento Giustizia e Libertà. Bruno
Zevi scopre Frank Lloyd Wright , della cui predicazione a favore di una
Architettura Organica rimarrà acceso sostenitore per tutta la vita. Tornato in
Europa nel 1943 , partecipa alla lotta antifascista nelle file del Partito
d'Azione. Bruno Zevi nel 1944 promuove l'Associazione per l'Architettura
Organica (APAO) e l'anno successivo fonda la rivista "Metron". Dal 1945 al 2000
tiene una rubrica settimanale di architettura prima su "Cronache" e poi su
"L'Espresso": gli articoli dei primi decenni sono raccolti nei venticinque
volumi di Cronache di architettura. Nel 1955 fonda il mensile " L'Architettura -
cronache e storia " che dirige ininterrottamente sino a gennaio 2000. Dal 1948 è
professore ordinario di storia dell'architettura allo IUAV di Venezia e dal 1964
alla facoltà di architettura di Roma. Bruno Zevi è insignito della laurea
honoris causa dalle università di Buenos Aires , del Michigan, del Technion di
Haifa; è membro onorario del Royal Institute of British Architects, segretario
generale dell'Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), vice-presidente
dell'Istituto Nazionale di Architettura (In/Arch), accademico di San Luca e
dell'International Institute of Architecture, presidente emerito del Comité
International des Critiques d'Architecture (CICA), presidente del Partito
Radicale e deputato al Parlamento nella decima legislatura. Tra le opere di
Bruno Zevi : Verso un'architettura organica , Saper vedere l'architettura
(tradotto in quindici lingue), Storia dell'architettura moderna , Architettura
in nuce , Il linguaggio moderno dell'architettura , Saper vedere la città ,
Controstoria e storia dell'architettura... >>
Da queste
poche righe si capisce subito con chi si ha a che fare : il massimo esponente
del pensiero critico architettonico di Italia e tra i migliori al mondo del
secolo scorso. E' stato l'erede spirituale di Edoardo Persico , critico
militante che ha pagato, ancor giovane, con la vita la sua coerenza... di quella
stessa coerenza di cui era impastato il pensiero e il cuore di Bruno zevi. Tale
coerenza e fede in una architettura libera, democratica e organica, sarà in
questo articolo evidenziato dallo scorrere storico di alcuni interventi e
scritti pregnanti di bruno Zevi, che da soli diranno più di quanto possa fare
qualsiasi commento.
L'impostazione critica e umana di Bruno Zevi è chiara e limpida fin dagli inizi,
fin dal suo primo libro "Verso un'Architettura Organica", fin dalla fondazione
dell'APAO - Associazione per l'Architettura Organica il 15 luglio 1945.
Ed ecco
quindi, in tutta la sua attualità, il testo della dichiarazione dei principi
dell'APAO, apparsa nella rivista "Metron", n°2, 1945 :
"... 1)
La genesi dell'architettura contemporanea si trova essenzialmente nel
funzionalismo. Qualunque sia oggi l'evoluzione dell'architettura funzionale
nell'Architettura Organica, siamo convinti che nel funzionalismo è la radice
dell'architettura moderna, e non nelle correnti di stilizzazione neoclassica,
non nel provincialismo degli stili minori. 2) L'Architettura Organica è
un'attività sociale, tecnica e artistica allo stesso tempo, diretta a creare
l'ambiente per una nuova civiltà democratica. Architettura Organica significa
architettura per l'uomo, modellata secondo la scala umana, secondo le necessità
spirituali, psicologiche e materiali dell'uomo associato. L'Architettura
Organica è perciò l'antitesi dell'architettura monumentale asservita ai miti
statali. Si oppone all'asse maggiore e all'asse minore del neoclassicismo
contemporaneo, al neoclassicismo degli archi e delle colonne, e a quel falso che
si nasconde dietro le forme pseudo-moderne dell'architettura monumentale
odierna. 3) Crediamo nella pianificazione urbanistica e nella libertà
architettonica. Malgrado il preciso indirizzo architettonico che ognuno di noi
intende seguire, rifiuteremo sempre di usare mezzi antidemocratici affinché esso
prevalga. Crediamo infatti nel diritto alla libertà architettonica, nei limiti
di una pianificazione urbanistica.
Inseparabile dalla fede architettonica è la fede in alcuni principi generali di
ordine politico e sociale. I seguenti principi costituiscono per noi le
premesse ideali dell'Architettura Organica: 1) La libertà politica e la
giustizia sociale sono elementi inscindibili per la costruzione di una società
democratica. Tutti i fascismi, insieme a tutte le istituzioni che li hanno
favoriti e che potrebbero farli rinascere, sono perciò da condannare. 2)
E' necessaria una costituzione che garantisca ai cittadini la libertà di parola,
stampa, associazione, culto; l'eguaglianza giuridica di razza, religione e
sesso; il pieno esercizio della sovranità politica attraverso istituti fondati
sul suffragio universale. Per nessuna ragione è giustificata l'oppressione
delle libertà democratiche. 3) Accanto alle libertà
democratico-individuali, la costituzione deve garantire al complesso dei
cittadini le libertà sociali. Crediamo perciò nella socializzazione di quei
complessi industriali, bancari ed agrari, i cui monopoli sono contrari agli
interessi della collettività. Crediamo nella liberazione delle forze del lavoro
e nella fine dello sfruttamento del lavoro per fini egoistici. Dobbiamo tendere
ad una cooperazione internazionale dei popoli opponendoci a tutte quelle forme
di miti e di risentimenti nazionalistici e autarchici che sono state cause e
caratteristiche del fascismo. Chiedere libertà e giustizia per la propria
patria è giustificato nella misura in cui questa libertà e questa giustizia si
identificano con la libertà e la giustizia per tutte le patrie...".
Bruno
Zevi già nel 1946 co-dirige un settimanale "A-Cultura della Vita", che già
allora tentava di opporre ad una cultura della morte e della mercificazione una
sana cultura della vita.
Bruno Zevi con Frank Lloyd Wright a
Venezia nel 1951.
Bruno
Zevi nella conclusione della relazione al I° Congresso Nazionale dell'APAO
tenutasi a Roma il 6 dicembre 1947 dice :
"...
L'architettura moderna ha spezzato il conformismo nel campo creativo venticinque
anni fa; oggi , dobbiamo spezzare il conformismo nel campo critico e storico.
Se non portiamo la nostra passione moderna nel campo della cultura, se
permettiamo che persistano due diversi metri di giudizio per l'architettura
moderna e per quella del passato, è evidente che noi resteremo sul piano caduco
del manifesto rivoluzionario, non potremo maturare il movimento di avanguardia
di venti anni fa in una seria cultura architettonica.
L'architettura organica non è storicamente, e non lo è nelle nostre intenzioni,
un ismo di avanguardia. Non abbiamo nulla da rivelare; dobbiamo svolgere
una cultura, riorientare tutto il pensiero architettonico, ridonargli un senso
profondo, una funzione sociale, suscitare intorno ad esso un vasto consenso,
creare una educazione popolare sull'architettura.
Nel
conflitto del mondo moderno, stretti tra la coterie intellettualoide del
funzionalismo, e l'incidente di un positivismo che vuol rovesciare tutto ciò che
non ha un immediato senso comune, noi architetti organici tentiamo di fondere i
valori della nostra tradizione spirituale con le moderne istanze sociali, di
rompere la dicotomia tra cultura e vita che da un secolo separa gli artisti dal
popolo, di proporre una terza via sociale, libera, umana. Ci riusciremo? E'
inutile far profezie. Questa è la nostra strada, la nostra battaglia per una
cultura integrata, per un'architettura integrata, e perciò per una vita
migliore. Per dirla con Vittorini, una cultura che serva alla vita. e non solo
a consolare.
Se
avremo tempo, ci riusciremo sicuramente. Se no, amici dell'APAO, avremo almeno
la coscienza di aver fatto con disinteresse il nostro dovere. E se le bombe
atomiche dovessero interrompere il nostro lavoro, ognuno di noi avrà la libertà,
come ha detto Quaroni questa mattina, di decidere se ritirarsi a vita privata e
scrivere un nuovo Discorso sul Metodo, oppure, seguendo l'esempio di Pagano,
abbandonare il tavolo da disegno e la penna, e andare a fare la rivoluzione...
".
Bruno
Zevi nella Commemorazione per la morte di Paolo Rossi studente-architetto, Aula
Magna della Città Universitaria, Roma 28 aprile 1967, dice :
"...
Paolo Rossi ... credeva nella non-violenza, sosteneva che bisognava evitare,
certo fino al limite del possibile e non oltre, di scadere al livello degli
avversari, puntava sulla possibilità di recuperarne almeno una parte inserendola
in un circuito di cultura... c'è una fotografia tra le molte che lo ritraggono
in mezzo agli scontri avvenuti davanti alla Facoltà di Lettere: Paolo è lì, al
centro della mischia, trattiene un suo compagno che si sta lanciando contro uno
studente dello schieramento opposto; è lì per frenare, per persuadere, per
richiamare tutti alla ragione... Viene colpito da un pugno estremamente violento
che provoca un profondo ematoma al polmone... Paolo è morto... tuttavia ai
genitori di Paolo dobbiamo dire: ...Paolo non ha speso invano la sua breve
esistenza. Senza retorica, egli continua a vivere perché ha trasmesso in noi,
giovani e maestri, qualcosa del suo vigore. Voi contate che il sacrificio di
vostro figlio serva ai compagni della sua età e a noi delle generazioni più
anziane; di questo oggi potete avere certezza... A un anno dalla morte di Paolo
Rossi, nel nome della sua giovane esistenza stroncata, parta da qui un appello
agli studenti che ancora si abbandonano alla violenza: il vero coraggio non sta
nell'aggredire e nell'insultare, ma nel costruire giorno per giorno una comunità
colta e libera, anzitutto nell'ambito degli atenei. Alla prassi dell'odio e
della faziosità si contrapponga il messaggio della non-violenza e della cultura,
la coraggiosa pazienza e, in ultima analisi, la felicità di creare, tra
innumerevoli ostacoli e sofferenze, quel modo nuovo della scuola per cui un loro
compagno, a venti anni, ha perduto la vita...".
Bruno
Zevi in "Dichotomy", vol.3, n.1, autunno 1979, con il titolo "On Architectural
Criticism and Its Diseases, così si pronuncia sulla critica:
"...
Il problema principale della critica architettonica oggi consiste in un eccesso
di tautologia. Si ha l'impressione che i critici siano agnostici o cinici, che
non credano in nulla e spesso non siano neppure interessati all'architettura.
Giustificano infatti ogni genere di tendenze estetiche: International Style,
Revivalism, Spontaneismo, Neoliberty, Vernacolare, Pop, Contestualismo,
Beaux-Arts e Post-Modern. Spiegano con virtuosismo l'ideologia che si suppone
nascosta dietro ogni progetto o edificio. Qualsiasi sciocchezza, qualsiasi
idiosincrasia, ammantata di acrobatiche teorizzazioni, assume strepitosa
importanza. La critica è davvero largamente responsabile della confusione che
domina la scena architettonica. Accettando, come fa, ogni fenomeno e il suo
contrario, è tautologica con raffinata e ironica compiacenza... Ogni critico
dovrebbe sentire il dovere di dichiarare ciò in cui crede, e specialmente ciò a
cui si oppone. Sono pronto a farlo, e non temo che qualcuno reputi le mie
convinzioni "troppo semplicistiche"... In politica, nell'etica, nei
comportamenti, nell'arte e, naturalmente, in architettura, sono contro il
fascismo. Per esso non intendo soltanto Mussolini, Hitler e Stalin, ma tutti gli
assolutismi e totalitarismi. Da questo punto di vista, le "assolute verità"
dell'Illuminismo e i dogmi marxisti sono fascisti. Regole, ordini, precetti,
proporzioni, monumentalismi sono espressioni di potere. Tendono ad opprimere
l'individuo, a negare il diverso, a escludere le accezioni... Ho creduto, e
ancora credo, in un'architettura democratica, organica, rappresentata non solo
dal genio di Frank Lloyd Wright, ma anche da alcuni esponenti espressionisti e
neo-espressionisti come Erich Mendelsohn, Hugo Haring, Hans Scharoun, Rudolf
Schindler, Alvar Aalto.
Sfortunatamente non c'è una divisione recisa tra gli architetti fascisti e
antifascisti: lo stesso architetto può essere democratico in un edificio e
fascista in un altro. Mies van der Rohe è stato democratico nel padiglione
tedesco a Barcellona del 1929, ma alquanto fascista nel Seagram Building di New
York. Aalto fu democratico in tutte le sue opere, a eccezione del palazzo
Enso-Gutzeit a Helsinki. Le Corbusier fu quasi fascista nel tracciato
ellenizzante di Chandigarh. Brasilia è una città fascista, benché Lucio Costa e
Oscar Niemeyer si siano sempre opposti alla dittatura. Comunque, non ricordo un
solo edificio fascista di Frank Lloyd Wright.
Nel saggio Il Linguaggio moderno dell'Architettura ho cercato di mostrare cos'è
il fascismo in chiave architettonica. Sette caratteristiche: a) indifferenza ai
contenuti sociali e alle funzioni; b) simmetria, consonanza, proporzione; c)
tridimensionalità prospettica; d) scatole, volumi compatti, sia in pietra che in
vetro; e) costruzioni tradizionali con pilastri e travi; f) spazi statici e
monumentali; g) isolamento dell'edificio dal contesto.
In
antitesi, le caratteristiche di un'architettura democratica sono : 1)
interpretazione creativa dei contenuti e delle funzioni come base del metodo
progettuale; 2) asimmetria, dissonanza, proporzioni umane anziché astratte
proporzioni formali; 3) tridimensionalità anti-prospettica; 4) scomposizione
della scatola e simbiosi interno-esterno; 5) membrane, conchiglie, aggetti,
coinvolgimento degli elementi architettonici nel gioco strutturale; 6) spazi
dinamici, pensati non per la contemplazione ma per l'uso; 7) continuità tra
edificio e città, e tra città e paesaggio.
Non
ho inventato questi sette principi. Come storico li ho ricavati scientificamente
dalle esperienze del movimento moderno. Il principio 1) deriva da William Morris,
dal suo antiformalismo. Il principio 2) nasce dall'Art Nouveau e dal Bauhaus. Il
principio 3) dal cubismo. Il principio 4) dalla sintassi 'De Stijl'. Il
principio 5) dall'ingegneria moderna. Il principio 6) da Einstein e Wright. Il
principio 7) dall'urbanistica più avanzata. Con stupore e tripudio, ho scoperto
che gli stessi principi si applicano a tutta l'architettura creativa del
passato. Tutti gli artisti veri e originali sono 'moderni'; i loro messaggi sono
sempre trasgressioni alle regole. I sette principi dell'architettura fascista
sono regole. Quelli dell'architettura democratica invece sono anti-regole,
mirano a liberare dalle imposiioni del potere, sono incentivi all'emacipazione...".
Bruno
Zevi al Discorso del Royal Institute of British Architects (RIBA) Londra 6
dicembre 1983, dice :
"...
Avevo imparato da Wright e Munford, ma anche da Nikolaus Pevsner e Walter Curt
Beherendt, che l'architettura moderna non è ' uno stile ', ma un processo
continuo, un gioco che distrugge continuamente le sue regole, e deve essere
reinventato ogni giorno... Il panorama dell'architettura moderna è cambiato, la
complessità ha sostituito la semplificazione geometrica e puritana; la distanza
tra un Domenig e un Eisenmann, o tra un Erskine e un Renadie, è enorme. Ma tutti
appartengono alla stessa ricerca, passata dal dilemma elementare
cubismo/espressionismo a una complicata equazione che si può definire 'organica'
o, se più vi piace, 'umana' come proponeva Aalto, oppure 'post-industriale' o 'elettronica'
o come volete...".
Bruno
Zevi all'intervento conclusivo del Convegno "The Wright Hand" alla University of
Michigan, Ann Arbour Michigan, aprile 1986, dice :
"...
la traiettoria di Michelangelo, compresa solo da Borromini, superò di molto
l'esperienza barocca. qualcosa di simile è avvenuto con Wright: molta
architettura contemporanea si trascina dietro di lui, poiché ne ha largamente
dissipato l'eredità. Architettura come spazio. La nostra è l'età della risposta
organica negli edifici, nelle città e nei paesaggi. Siamo in un periodo adulto,
che abbandona gli schemi semplificati e puritani dei pionieri per entrare in una
fase di matura complessità. L'autentica architettura, insegna Wright, quella del
futuro, ma anche del presente e del passato, concerne, plasma, inventa lo spazio
vivibile, umano, lo 'spazio in sé' a servizio dell'individuo e della comunità...
Tuttavia, se l'architettura contemporanea aspira davvero a una re-integrazione,
a un nuovo umanesimo, può trovare eccezionali stimoli nelle infinite fonti
wrightiane. Il Convegno "The Wright Hand", così autorevole e affollato, è una
rivincita per i molti giorni e notti che in questi decenni abbiamo passato da
soli, combattendo l'anonimità dell'International Style e la stupidità del
Post-Modernism. E' una rivincita per i discepoli di Wrigh, per i suoi seguaci e
ammiratori, per quelli pronti a dichiararsi wrightiani anche quando ciò era
considerato completamente fuori moda. E' una rivincita per l'American School of
Architecture, per il gruppo "The Bruce Goff", per i "Friends of Kebyar", per le
fondazioni e per tutti coloro che scrivono libri, saggi, bollettini per
mantenere vivo l'insegnamento wrightiano... Se un architetto è contro il
classicismo accademico e l'idolatria vernacolare, se è cosciente che "lo spazio
in se stesso" è protagonista della formazione architettonica, prima o poi giunge
a riconoscere Wright senza essere più sovrastato dalla sua statura. Del resto
non c'è bisogno di sembrare wrightiani per essere organic...".
Bruno
Zevi, 1998, scrive Controstoria e Storia dell'Architettura, un'opera in tre
volumi; nel paragrafo Schegge architettoniche per il terzo millennio del terzo
volume, un suo sintetico testamento culturale per i posteri, si legge:
"...
Cinque sono i valori emergenti che il movimento moderno, dopo un itinerario di
centocinquant'anni, consegna alla XXI secolo: l'eredità wrightiana, una visione
territoriale e urbanistica non più razionale ed eurocentrica, un campo di
ricerca progettuale scevro da tabù, idoli e miti accademici, l'aspirazione ad un
linguaggio di "grado zero" non aulico e non dialettale, e la coscienza che la
modernità creativa in architettura non può che coincidere con un ambiente
democratico, liberalsocialista...".
Bruno
Zevi, 1945, nel suo primo libro Verso un'Architettura Organica, scrive:
"...
L'essenza differenziatrice tra la nuova architettura e l'antica sta nel
riconoscimento che le case cominciano dal di dentro... Cominciare dall'unità
uomo significa prima di tutto studiare la vita di coloro che abitano nella
casa... L'esterno come espressione, prodotto dell'interno, e il tutto non più a
servizio di un ideale di bellezza statico, ma della dinamica vita dell'uomo
nell'edificio... l'architettura moderna ha alla base della sua ispirazione un
fine sociale... Perché l'uomo, nella varietà della sua vita, nella pienezza
della sua libertà, nel suo progresso materiale, psicologico e spirituale è il
fine... il fine dell'architettura è la felicità umana, con i suoi attributi di
sicurezza, di stabilità, di gioia, di armonia e di riso... il problema oggi è...
l'umanizzazione dell'architettura...".
FONDAZIONE BRUNO ZEVI
La Fondazione
Bruno Zevi nasce per onorare la memoria di
Bruno Zevi, appassionato e tenace assertore dell’integrazione fra valori
democratici e concezioni architettoniche, e per rammentarne il mirabile
contributo di storico, di critico, di pensatore. Fondatori i figli Adachiara e
Luca Zevi.
Oltre all’obiettivo di incoraggiare e incrementare le attività di quanti desiderano dedicarsi – o già si dedicano – allo studio della storia dell’architettura, alle ricerche teoriche come pure alle realizzazioni pratiche in campo architettonico, urbanistico e paesaggistico e, più in generale, coltivano l’amore per l’arte, la Fondazione si prefigge l’intento di favorire, in particolare fra i giovani, una conoscenza del patrimonio architettonico nei suoi indissolubili legami con quello letterario e scientifico, secondo la concezione unitaria, e decisamente antiaccademica, della cultura che Bruno Zevi ha propugnato durante tutta la sua vita.
Per perseguire i predetti scopi, la Fondazione intende:
- aprire agli studiosi e a un più vasto pubblico la biblioteca e l’archivio (un deposito ordinato e consultabile di materiali diversi, dai libri alle riviste alle fotografie;
- promuovere, anche in collaborazione con altre istituzioni scientifiche e culturali, l’organizzazione di convegni, conferenze, seminari e altre manifestazioni culturali;
- promuovere e gestire corsi per la formazione, l’aggiornamento e la qualificazione professionali in settori attinenti alle sue finalità;
- istituire, anche in collaborazione con altre istituzioni scientifiche e culturali, italiane o straniere, un Premio Internazionale di architettura, urbanistica e paesaggistica che individui quelle personalità (non ancora affermate) che, a partire dalle matrici organiche, espressioniste, informali e decostruttiviste, rifiuti canoni e teorie che non siano quelle del vissuto esistenziale e del diritto alla città;
- istituire borse di studio e contratti di ricerca per studenti universitari o laureati che intendano approfondire gli studi di architettura, urbanistica e paesaggistica, in Italia o all’estero;
- promuovere e divulgare studi, ricerche e progetti nel campo architettonico, urbanistico e paesaggistico;
- promuovere e curare la redazione, l’edizione, la diffusione di libri, testi, materiale audiovisivo e informatico e quant’altro inerente alle proprie finalità istituzionali;
- partecipare a iniziative promosse da altri soggetti, pubblici o privati, che possano agevolare il raggiungimento degli scopi della Fondazione;
- concorrere alla costituzione di fondazioni, associazioni, consorzi e altre forme associative che perseguano scopi simili a quelli della Fondazione;
- svolgere qualsiasi attività strumentale, accessoria o altrimenti connessa alle finalità istituzionali.
Oltre all’obiettivo di incoraggiare e incrementare le attività di quanti desiderano dedicarsi – o già si dedicano – allo studio della storia dell’architettura, alle ricerche teoriche come pure alle realizzazioni pratiche in campo architettonico, urbanistico e paesaggistico e, più in generale, coltivano l’amore per l’arte, la Fondazione si prefigge l’intento di favorire, in particolare fra i giovani, una conoscenza del patrimonio architettonico nei suoi indissolubili legami con quello letterario e scientifico, secondo la concezione unitaria, e decisamente antiaccademica, della cultura che Bruno Zevi ha propugnato durante tutta la sua vita.
Per perseguire i predetti scopi, la Fondazione intende:
- aprire agli studiosi e a un più vasto pubblico la biblioteca e l’archivio (un deposito ordinato e consultabile di materiali diversi, dai libri alle riviste alle fotografie;
- promuovere, anche in collaborazione con altre istituzioni scientifiche e culturali, l’organizzazione di convegni, conferenze, seminari e altre manifestazioni culturali;
- promuovere e gestire corsi per la formazione, l’aggiornamento e la qualificazione professionali in settori attinenti alle sue finalità;
- istituire, anche in collaborazione con altre istituzioni scientifiche e culturali, italiane o straniere, un Premio Internazionale di architettura, urbanistica e paesaggistica che individui quelle personalità (non ancora affermate) che, a partire dalle matrici organiche, espressioniste, informali e decostruttiviste, rifiuti canoni e teorie che non siano quelle del vissuto esistenziale e del diritto alla città;
- istituire borse di studio e contratti di ricerca per studenti universitari o laureati che intendano approfondire gli studi di architettura, urbanistica e paesaggistica, in Italia o all’estero;
- promuovere e divulgare studi, ricerche e progetti nel campo architettonico, urbanistico e paesaggistico;
- promuovere e curare la redazione, l’edizione, la diffusione di libri, testi, materiale audiovisivo e informatico e quant’altro inerente alle proprie finalità istituzionali;
- partecipare a iniziative promosse da altri soggetti, pubblici o privati, che possano agevolare il raggiungimento degli scopi della Fondazione;
- concorrere alla costituzione di fondazioni, associazioni, consorzi e altre forme associative che perseguano scopi simili a quelli della Fondazione;
- svolgere qualsiasi attività strumentale, accessoria o altrimenti connessa alle finalità istituzionali.
FONDAZIONE BRUNO ZEVI :
www.fondazionebrunozevi.it
Nella foto il primo libro di Bruno Zevi " VERSO
UN'ARCHITETTURA ORGANICA " ,
pubblicato nel 1945 con Einaudi Editore.
Scritti di/su Bruno Zevi in Internet :
-
FONDAZIONE BRUNO ZEVI http://www.fondazionebrunozevi.it/
-
http://www.vitruvio.ch/arc/historians/zevi.php Bruno Zevi , biografia e bibliografia
-
http://www.artcurel.it/ARTCUREL/ARTE/ARCHITETTURA/brunozevielAPAO.htm , Bruno Zevi e l'A.P.A.O. , articolo di Carlo Sarno
-
http://architettura.supereva.com/coffeebreak/20001232/ Bruno Zevi , articolo biografico e critico di Antonino Saggio
-
http://www.sarnoarchitetti.it/ARCHITETTURA-ORGANICA/ORGANIC-ARCHITECTURE/brunozevi.htm Bruno Zevi , biografia
-
http://www.archinform.net/arch/3885.htm?ID=n3af6NLqmbkqoWNi Bruno Zevi , biografia e bibliografia
-
www.antithesi.info/testi/fonti/testo_1.asp?id=4 Presentazione di Bruno Zevi al libro di Mario Rivosecchi
-
www.antithesi.info/testi/fonti/testo_1.asp?id=3 Introduzione di Bruno Zevi al Congresso di Modena 19/09/97
-
www.antithesi.info/testi/fonti/testo_1.asp?id=2 Procedimenti induttivi e scientificità inventiva - Tratto da "Leggere, scrivere, parlare architettura di Bruno Zevi - Marsilio"
-
www.antithesi.info/testi/fonti/testo_1.asp?id=1 Sull'edificio di via Campania dello studio Passerelli, Roma - Tratto da "Leggere, scrivere, parlare architettura di Bruno Zevi - Marsilio"
-
www.osaweb.net/pagine/risorse/ris_biblioteca_storici_1.htm Bruno Zevi, le radici di un progetto storico 1933-1950 , di Roberto Duilio
Links:
Bruno Zevi (1918-2000) critico e promotore di fama internazionale dell'Architettura Organica e Sociale Italiana
http://www.fondazionebrunozevi.it/ FONDAZIONE BRUNO ZEVI
Lo "spazio" protagonista dell'architettura , di Bruno Zevi
Dell'interpretazione dello "spazio" architettonico , di Bruno Zevi
http://www.fondazionebrunozevi.it/19892000/frame/pagine/simposiowright.htm Frank Lloyd Wright, l'Europa e oltre: il caso Italia , di Bruno Zevi
http://www.vitruvio.ch/arc/historians/zevi.php Bruno Zevi , biografia e bibliografia
http://www.arc1.uniroma1.it/saggio/raccolta/44zevi/44zevi.html articolo biografico e critico di Antonino Saggio
http://www.archinform.net/arch/3885.htm?ID=n3af6NLqmbkqoWNi Bruno Zevi , biografia e bibliografia
www.antithesi.info/testi/fonti/testo_1.asp?id=4 Presentazione di Bruno Zevi al libro di Mario Rivosecchi
www.antithesi.info/testi/fonti/testo_1.asp?id=3 Introduzione di Bruno Zevi al Congresso di Modena 19/09/97
www.antithesi.info/testi/fonti/testo_1.asp?id=2 Procedimenti induttivi e scientificità inventiva - Tratto da "Leggere, scrivere, parlare architettura di Bruno Zevi - Marsilio"
www.antithesi.info/testi/fonti/testo_1.asp?id=1 Sull'edificio di via Campania dello studio Passerelli, Roma - Tratto da "Leggere, scrivere, parlare architettura di Bruno Zevi - Marsilio"
http://archiviostorico.corriere.it/2000/gennaio/10/Bruno_Zevi_padre_dell_architettura_co_0_0001104112.shtml Bruno Zevi , il padre dell'architettura civile
www.osaweb.net/pagine/risorse/ris_biblioteca_storici_1.htm Bruno Zevi, le radici di un progetto storico 1933-1950 , di Roberto Duilio
http://volcania.wordpress.com/2011/09/04/bruno-zevi-grunder-der-vereinigung-fur-organische-architektur/ Bruno Zevi, Gründer der Vereinigung für organische Architektur
http://www.fondazionebrunozevi.it/ FONDAZIONE BRUNO ZEVI
Lo "spazio" protagonista dell'architettura , di Bruno Zevi
Dell'interpretazione dello "spazio" architettonico , di Bruno Zevi
http://www.fondazionebrunozevi.it/19892000/frame/pagine/simposiowright.htm Frank Lloyd Wright, l'Europa e oltre: il caso Italia , di Bruno Zevi
http://www.vitruvio.ch/arc/historians/zevi.php Bruno Zevi , biografia e bibliografia
http://www.arc1.uniroma1.it/saggio/raccolta/44zevi/44zevi.html articolo biografico e critico di Antonino Saggio
http://www.archinform.net/arch/3885.htm?ID=n3af6NLqmbkqoWNi Bruno Zevi , biografia e bibliografia
www.antithesi.info/testi/fonti/testo_1.asp?id=4 Presentazione di Bruno Zevi al libro di Mario Rivosecchi
www.antithesi.info/testi/fonti/testo_1.asp?id=3 Introduzione di Bruno Zevi al Congresso di Modena 19/09/97
www.antithesi.info/testi/fonti/testo_1.asp?id=2 Procedimenti induttivi e scientificità inventiva - Tratto da "Leggere, scrivere, parlare architettura di Bruno Zevi - Marsilio"
www.antithesi.info/testi/fonti/testo_1.asp?id=1 Sull'edificio di via Campania dello studio Passerelli, Roma - Tratto da "Leggere, scrivere, parlare architettura di Bruno Zevi - Marsilio"
http://archiviostorico.corriere.it/2000/gennaio/10/Bruno_Zevi_padre_dell_architettura_co_0_0001104112.shtml Bruno Zevi , il padre dell'architettura civile
www.osaweb.net/pagine/risorse/ris_biblioteca_storici_1.htm Bruno Zevi, le radici di un progetto storico 1933-1950 , di Roberto Duilio
http://volcania.wordpress.com/2011/09/04/bruno-zevi-grunder-der-vereinigung-fur-organische-architektur/ Bruno Zevi, Gründer der Vereinigung für organische Architektur
Nessun commento:
Posta un commento