GIOVANNI MICHELUCCI
Maestro dell'Architettura Organica e Sociale Italiana ( 1891-1991 )
Giovanni Michelucci dalla sua travagliata esperienza di vita (ha vissuto due guerre mondiali) ricava un altissimo senso della dignità della persona, in particolare dei più deboli e disagiati, dei malati e degli afflitti.
La sua umanità rispecchia la sua architettura, schietta e sincera, libera da qualsiasi schema astratto che voglia imbrigliare uno " spazio vivente ", la vita, alla quale nel suo insegnamento ha voluto aprire le porte della accademia.
Giovanni Michelucci ha scritto in questi suoi appunti riferiti alla linguistica: "...cambiano i modi espressivi, ma non muta il soggetto della storia. Cambia il modo di porre i problemi, uno dei quali resta costantemente sulla scena drammatica della vita e che è la ricerca e la costruzione dello spazio della libertà, in un perenne conflitto umano ed urbano. Ogni ricostruzione storica è sollecitata dal presente e deve agire sul presente per vincere le resistenze più tenaci. Le quali si vincono, se al fare degli uomini si pone l' "invariante" riferita all'uomo, all'umanità, quali soggetti immutabili della storia...".
Come Zevi anche noi , e a nome della Nuova Architettura Organica Italiana, ringraziamo Giovanni Michelucci per la sua lezione di vita, per la fecondità trasmessa alla vera architettura italiana, una architettura progettata con il cuore e non soltanto con la mente.
Carlo Sarno
Giovanni Michelucci è considerato fra i maggiori architetti e urbanisti italiani moderni. Ha avuto la ventura di attraversare nella sua "vita lunga un secolo" il Novecento, la complessità di eventi, trasformazioni, idee che hanno animato un'epoca e di cui ci ha fornito testimonianza preziosa col suo operare sempre teso all'apertura di nuovi linguaggi e proposte.
Le sue innovazioni profonde nel linguaggio dell'architettura, anche quelle più radicali, sono sempre avvenute in un dialogo profondo con la storia, con la storia della città antica, medioevale, rinascimentale, e con i nuovi bisogni dei cittadini.
Le sue architetture hanno al centro le persone ed il loro vivere piuttosto che la ricerca della forma e l'ambizione formale del capolavoro.
La città variabile, la città tenda, la città del dialogo sono tra pagine più belle del pensiero di Michelucci attento al disagio urbano, al ripensamento delle istituzioni totali, alla "non città", al tessuto degradato e a quello marginale, ai confini della città.
Giovanni Michelucci
nasce a Pistoia il 2 gennaio 1891 da una famiglia proprietaria di una
qualificata officina per la lavorazione artigianale e artistica del ferro, "Le
officine Michelucci", e muore la notte del 31 dicembre del 1990, due giorni
prima il compimento del centesimo compleanno, nella casa-studio di Fiesole, sede
della Fondazione dal lui costituita.
Nella sua "vita lunga un
secolo", attraversa, con un operare sempre teso all'apertura di nuovi linguaggi
e proposte, la complessità di eventi, trasformazioni, idee che animano il ‘900.
Gli anni della formazione giovanile sono
immersi nel mondo artigiano come è accaduto ad altri grandi architetti quali
Gaudì e Neutra, a diretto contatto con i forgiatori di ferro nella fonderia di
famiglia ma anche con i falegnami della bottega di Lorenzo Borsi, nell’ambito
delle collaborazioni funzionali al lavoro delle officine. Sollecitato da questo
ambiente e soprattutto da suo padre, artista di buon talento, Michelucci
frequenta gli studi propedeutici alla definizione del profilo professionale di
disegnatore artistico, richiesto dalle esigenze dell’impresa familiare. In
questo periodo stringe amicizia e lavora con Raffaello Brizzi, che sarà poi
preside negli anni 30 della appena istituita facoltà di architettura di Firenze
e frequenta gli ambienti culturalmente più vivi che Pistoia e Firenze potessero
offrire. Dopo il diploma all’Istituto Superiore di architettura dell’Accademia
di Belle arti, nel 1911, Michelucci ottiene nel 1914 la licenza di professore di
disegno architettonico. Insofferente dell’accademismo, di questa esperienza
scolastica ricorderà volentieri soprattutto Fattori.
Michelucci realizza la sua prima
opera di architettura, una cappella sul fronte orientale a Casale Ladra, vicino
a Caporetto, durante la grande guerra a cui era stato richiamato nel 1915 e da
cui ritorna nel 1918. La capacità di risposta dell’architettura alle esigenze
che nascono da una condizione drammatica d’esistenza segna sin dall’esordio la
sua lunga attività progettuale: più volte nel corso del tempo sarà costretto a
confrontarsi con gli effetti della catastrofe (la ricostruzione del centro di
Firenze dopo la seconda guerra, la risistemazione del quartiere popolare di S.
Croce dopo l’alluvione, la chiesa a Longarone dopo la tragedia del Vajont).
Dopo la guerra, destinato, in seguito ad una
serie di lutti familiari, a compiti di direzione dell’impresa familiare, matura
scelte diverse e lascia dopo poco tempo le Officine al socio. Riconverte però
una parte delle attività delle Officine a fonderia artistica del bronzo che
lascia alla guida del fratello Renzo. Nel 1920 vince la cattedra di professore
all’istituto d’arte di Roma ma mantiene vivi i legami pistoiesi sia con la
progettazione di mobili per la bottega artigiana "La suppellettile" di Renzo
Gori, sia con la progettazione, nel periodo 1920-1928, di diverse case a
Pistoia, Montecatini, Pescia. Entrambe queste produzioni del giovane Michelucci,
sono caratterizzate dalla chiarezza e dalla semplicità delle opere, ispirate
dall’incontro di una tensione al moderno con l’attenzione allo spirito della
tradizione culturale locale, atteggiamento assonante con quel liberatorio
processo dai carichi formali che si sta affermando internazionalmente.
All’ambiente artistico pistoiese che frequenta stringendo forti amicizie e in
cui svolge un ruolo importante di riferimento intellettuale anche come
insegnante di una libera scuola d’arte, appartiene anche Eloisa Pacini,
raffinata pittrice, trasferitasi a Roma con la famiglia, che sposa nel 1928 e
con cui condividerà una forte sensibilità sociale. Il trasferimento romano è
vissuto come un’occasione straordinaria di studio della architettura della città
sacra e di realizzazione di nuove esperienze di lavoro. Frequenta l’ambiente
culturale che partecipa al movimento di rinnovamento dell’architettura italiana
consolidando amicizie come quella con Gaetano Minnucci e progetta alcune opere
apprezzate dalla critica come il villino Valiani e soprattutto nel 1931 la casa
Valiani e la villa del Maestro Alfredo Casella, che rispetto alla Casa del
Balilla, che nel 1929 realizza in Piazza S. Francesco a Pistoia, esprimono
maggiormente l’intensità del dialogo con il linguaggio della modernità. Nel
periodo 1928-36 è incaricato di architettura degli interni, arredamento e
decorazione presso l'istituto superiore di architettura di Firenze, diretto da
Brizzi .Nel 1931 progetta stabilimenti balneari a Viareggio, ottiene il primo
premio nel concorso per un giardino privato moderno all'italiana, bandito in
occasione della Mostra del Giardino Italiano allestita a Firenze, progetta
mobili e interni di qualità, come riconosce Roberto Papini.
Del 1932 sono i Padiglioni per la Fiera
Nazionale dell'Artigianato a Firenze, in collaborazione con Berardi, Bosio e
Guarnieri e il progetto di casa d'appartamenti al mare per l'Esposizione di
Architettura Razionale in Palazzo Ferroni.
La sua capacità di centrare il rapporto con le
esigenze del contemporaneo emerge nel 1933 quando, coordinatore del gruppo
toscano composto da Baroni, Berardi, Gamberini, Guarnieri e Lusanna, vince il
primo premio nel concorso per la Stazione di S. Maria Novella a Firenze con
un’opera che, considerata non architettura, conquista invece un riconosciuto
valore internazionale non solo per le qualità funzionali ma anche per la qualità
di inserimento nel contesto storico e urbano. Insofferente rispetto alle vecchie
e nuove accademie e lontano dal sentirsi appartenente ad una corrente di
architettura o fideisticamente legato ad uno stile, nel 1935 realizza, di fianco
alla stazione, la Palazzina Reale in cui riafferma il valore dell’attenzione
alla storia dell’architettura ed il desiderio di sfuggire all’eccitazione
retorica con cui il razionalismo pensava di rappresentare un’epoca. Su invito di
Marcello Piacentini collabora al progetto per la Città Universitaria di Roma e
nel 1935 sono ultimati l'Istituto di Fisiologia Generale, Psicologia e
Antropologia e quello di Mineralogia, Geologia e Paleontologia. Del 1935 è anche
il progetto per il mercato coperto in piazza de' Giudici a Firenze.
Il pensiero urbanistico di Michelucci è meno
noto anche perché più aspre sono state le polemiche che hanno caratterizzato le
sue critiche ad una concezione demiurgica dell’urbanistica le sue proposte via
via più radicali. In questo campo il primo impegno risale al 1936 quando ottiene
il primo premio nel concorso per il Piano Regolatore di Pistoia. Nello stesso
anno realizza il Palazzo del Governo ad Arezzo, opera particolarmente apprezzata
da quel settore della critica di architettura più favorevole alla sua attività
maggiormente connotata come espressione di magistero architettonico e meno
disponibile ad apprezzare la sperimentazione di nuovi linguaggi. Per quanto
concerne l’insegnamento universitario, nel 1936 vince il concorso per la
cattedra di Architettura degli interni e Arredamento alla Facoltà di
Architettura di Firenze e diviene nel 1939 professore straordinario alla stessa
cattedra.
Negli anni successivi partecipa ad altri
concorsi, progetta il Teatro all'aperto per l'E. 42 di Roma, realizza
l’ampliamento della Villa Contini-Bonacossi (1939) a Forte dei Marmi,
ristruttura sapientemente e arreda con Edoardo Detti e Giuseppe Gori, che erano
stati suoi allievi, la Biblioteca del Centro Didattico Nazionale a Firenze.
Durante la guerra ed i bombardamenti di Firenze dal rifugio in Palazzo Pitti il
professore svolge un prezioso ruolo sia di assistenza e sostegno agli sfollati
che di punto di riferimento intellettuale che il poeta Mario Luzi ed altre
preziose testimonianze ricordano. Nel 1944 ottiene il trasferimento alla
cattedra di urbanistica e successivamente a quella di composizione
architettonica. Dall'ottobre 1944 al settembre 1945 viene eletto Preside della
Facoltà di Architettura di Firenze, di cui, negli anni della guerra, aveva
studiato con altri le linee di riorganizzazione. Nel dicembre ‘45-gennaio ‘46
crea la rivista La Nuova Città, giunta oggi alla ottava serie, che insieme ad
altre piccole riviste da lui fondate (Esperienze artigiane nel 1949, Panorami
della nuova città nel 1950 fino ai Confini della città nel 1989) confermerà
un’attitudine già espressa nella collaborazione precedente con Frontespizio ed
altre riviste e la sua concezione dell’impegno culturale come integrazione di
progettazione, insegnamento, scritti). Dallo studio attento delle macerie del
centro distrutto di Firenze emergono nel periodo 1945-46 le riflessioni e i
disegni per la ricostruzione della zona attorno a Ponte Vecchio ma le sue
ipotesi innovatrici negli spazi, che affioravano poveri dietro le facciate
distrutte nel rapporto tra antico e moderno si infrangono rispetto alla tendenza
vincente ed elitaria della ricostruzione "com’era dov’era" che consegnerà una
serie di falsi storici e influirà sulla futura museificazione commerciale della
città. La sconfitta delle sue tesi innovative ma solitarie, se si esclude
l’opinione affine espressa da Le Corbusieur, che parlò di "un delitto contro la
vita", in nome di una restaurazione d’immagine della città distrutta si riflette
pesantemente anche nell’insegnamento di Michelucci alla facoltà di architettura
di cui è di nuovo preside dal giugno del 1947 all'agosto del 1948. Il progetto
di ricostruzione approvato da Consiglio Comunale è del 5.5.1948. Nello stesso
anno Michelucci lascia la Facoltà di Architettura di Firenze, dove si era
consumato lo spazio di dialogo sull’insegnamento dell’architettura ed in
particolare della composizione architettonica, con una lettera agli studenti e
ai collaboratori a titolo "La felicità dell’architetto" e diviene docente alla
facoltà di ingegneria di Bologna, dove resta fino alla conclusione dell'attività
di docente e dove trova un ambiente più favorevole allo sviluppo dei suoi temi
Tra 1947 e il 1953 realizza con pochi mezzi la
chiesa di Collina a Pontelungo (Pistoia) che rappresenta un primo ripensamento
dello spazio sacro come casa comunitaria. Progetta alcune opere minori
nell’ambito di quell’architettura anonima ma di qualità in cui merita di essere
annoverato il palazzo di abitazioni al Lido d'Albaro (Genova) e realizza alcune
Agenzie della Cassa di Risparmio (Viareggio e Volterra) compreso l’arredamento
di una agenzia della Cassa di Risparmio a Firenze, con le quali sviluppa il tema
del rapporto tra la banca e la città che darà i suoi frutti migliori
successivamente.
Nel 1949-50 realizza infatti la Borsa Merci di
Pistoia che diviene esemplare della sua filosofia del "progetto continuo", dove
le esigenze nuove della vita che cambia vincono sulle forme dell’architettura.
In seguito alle esigenze di spazio poste dalle nuove funzioni dell’istituto
bancario provvederà infatti 15 anni dopo al suo rifacimento come sede della
Cassa di Risparmio (1965). Gli anni ’50 sono densi di attività, nei primi anni
redige i progetti per il villaggio balneare di Sori (Genova), per la villa
Baldassarre a Francavilla al Mare (Chieti), per un grattacielo nel parco della
Marsaglia a San Remo, per il palazzo della Federterra a Ferrara. Realizza la
casa d'abitazione in via Montebello a Firenze e l’allestimento del Caffé Donnini
in piazza della Repubblica a Firenze in cui chiama a collaborare il pittore
astrattista Nativi, dopo aver pubblicamente difeso la mostra dei pittori
astrattisti dagli attacchi della critica d’arte locale.
Nei primi anni ’50 è radicale la sua critica
alle realizzazioni dei quartieri popolari (e allo stesso concetto di casa
popolare) che la forte ripresa dell’edilizia stava producendo nelle periferie
delle città italiane. Gli esiti successivi daranno ampiamente ragione alle sue
previsioni e alle sue riflessioni intessute di utopia e concretezza.
Con la presidenza della commissione di esperti
per il Piano Regolatore Generale di Firenze inizia una ulteriore fase del
rapporto con l’urbanistica fiorentina che si farà più aspro negli anni
successivi in particolare rispetto alla vicenda Sorgane ed alle posizioni
assunte pubblicamente da Michelucci nei congressi I.N.U. Negli stessi anni è
consulente al Piano Regolatore di Ferrara. Tra il 1953 e il 1957 realizza una
serie di opere di riconosciuto valore. Riceve il primo premio nel concorso per
il nuovo ponte alle Grazie a Firenze, in collaborazione con D. Santi e E. Detti
e partecipa al concorso per il nuovo ponte Vespucci a Firenze, in collaborazione
con L. Cestelli-Guidi. Realizza la sede della Cassa di Risparmio in via Bufalini
a Firenze, con cui nonostante i contrasti con la Soprintendenza che
condizioneranno il progetto, realizza un’opera di grande valore. Nello stesso
periodo approfondisce la sua ricerca nel campo dell’architettura sacra
progettando la Chiesa della Vergine a Pistoia e le chiese a Sasso Pisano (Pisa)
e Larderello (Pisa), queste ultime organicamente inserite all’interno di piani
di sistemazione urbanistica tesi a riequilibrare in termini abitativi e di
servizio comunitario gli sviluppi produttivi della zona. Entrambi gli interventi
residenziali come il contributo michelucciano per il nuovo quartiere fiorentino
dell’Isolotto rappresentano una testimonianza concreta di alternativa possibile
alla edilizia economica popolare che in quegli anni realizza ovunque i quartieri
dormitorio. La casa d'abitazione Termini-Ventura in via Guicciardini 24 a
Firenze e la casa INA in via dello Sprone 1 a Firenze sono una nuova occasione
per realizzare nell’ambito del tema del rapporto tra antico e moderno (caro al
pensiero michelucciano) due interventi esemplari di inserimento in quel contesto
storico che era stato distrutto dagli eventi bellici e su cui aveva presentato
anni prima ipotesi originali di ricostruzione.
Tra il 1956 e il 1958 è coordinatore del piano
urbanistico per il quartiere di Sorgane a Firenze ma le sue proposte suscitano
aspre polemiche e subisce attacchi durissimi dal campo urbanistico Con il
progetto del 1957 per il grattacielo in piazza Roma a Livorno, realizzato nel
triennio 1964-66 e la casa a Torre San Lorenzo vicino a Roma, in collaborazione
con L. Lugli, Michelucci sviluppa due temi a lui cari, quelli della casa-torre e
della casa-capanna. La sistemazione di alcune sale nella Galleria degli Uffizi a
Firenze è occasione per una collaborazione con Carlo Scarpa. Tra il 1957 e il
1958 Michelucci lavora alla sistemazione dei giardini della Cittadella e al
progetto per un Centro Galileiano a Pisa e a un edificio per appartamenti e
negozi a Livorno. Nel 1958 riceve il premio Feltrinelli per l'Architettura
dall'Accademia dei Lincei, successivamente il premio internazionale S. Luca per
l'Architettura. Diviene membro corrispondente del Royal Institute of British
Architects e della Pontificia Commissione per l'arte sacra, riceve numerosi
premi nazionali e internazionali e riconoscimenti da parte di accademie e
università italiane e straniere.
Chiesa dell'Autostrada , Firenze.
Nel 1959 progetta gli istituti universitari di
matematica e geologia a Bologna e l’edificio per la Facoltà di Lettere e
Filosofia a Bologna. Alla chiusura del decennio ritorna sul tema dello spazio
sacro realizzando a Pistoia la chiesa del cimitero della Vergine e la chiesa del
villaggio Belvedere in cui anticipa il concetto di chiesa tenda che sviluppa
poco più tardi chiesa di S. Giovanni Battista (Chiesa dell'Autostrada) a Campi
Bisenzio (Firenze), che realizza tra il ’60 e il ’64. Nello stesso periodo
realizza gli edifici INA casa per abitazione e negozi sul lungarno del Tempio a
Firenze e a Parma, la casa d'abitazione e uffici in piazza Brunelleschi 20, a
Firenze, la villa Piccirilli a Marina di Pietrasanta., la villa Giunti a
Viareggio.
Tra il 1961-63 costruisce l’osteria del
Gambero Rosso a Collodi nell’ambito del realizzando parco di Pinocchio,
occasione felice di collaborazione tra architetti e artisti, ed il sacrario ai
caduti di Kindu all'aeroporto di Pisa, che seppure realizzato con un forte
ridimensionamento del progetto iniziale, rappresenta un’architettura di
significativo interesse.
Ha intanto con dolore lasciato l’insegnamento
universitario per raggiunti limiti di età, dopo aver formato un’attenzione ai
temi dell’architettura che gli viene riconosciuta dai suoi allievi bolognesi
come Leonardo Lugli, Marco Dezzi Bardeschi. Seguono anni di rigorosa ricerca con
cui prepara, solitario ma non solo, la una sua nuova rivoluzione nel linguaggio
dell’architettura: la concezione dello spazio che dovunque percorribile, la
città variabile, il rifiuto di formule e schemi tecnicistici o tecnocratici, un
nuovo rapporto antico-moderno che si esprime anche nell’uso congiunto nei suoi
progetti della pietra e del mattone con il cemento armato e l'acciaio e nuovi
materiali utilizzabili in architettura.
Con la Chiesa dell’autostrada e con la Chiesa
di Borgo Maggiore, nella Repubblica di S. Marino, Michelucci porta a compimento
le premesse precedenti e realizza la sua rivoluzione progettuale, sulla base di
una ricerca di unicità tra struttura e architettura, di sviluppo dello spazio
come architettura di percorso, di riflessione sullo spazio sacro che interessa
profondamente la chiesa ed in particolare Giacomo Lercaro Nella prima metà degli
anni ’60 Michelucci porta avanti alcuni impegni urbanistici (piano
particolareggiato per la zona Levante di Viareggio, progetto per il Piano
Regolatore di Ricciano (Pescia), progetta la casa Quadrio a Milano, una sala
concerti a Montecatini Terme, una sala concerti e un liceo artistico a Ravenna,
dove progetta anche la sistemazione della tomba di Dante a Ravenna e
successivamente la casa Rossetti. Nel1966 è dichiarato Professore emerito.
La sala concerti e il teatro sono temi
progettuali ricorrenti nell’attività progettuale di Michelucci ma l’unico ad
essere (parzialmente) realizzato sarà l’ultimo (teatro ad Olbia), pochi anni
dopo la sua morte.
Maggior fortuna incontrano gli edifici legati
alla comunicazione a partire dal Palazzo delle Poste e Telegrafi in via
Pietrapiana a Firenze (1963-67), dove ad una localizzazione non ottimale fa da
contraltare una qualità degli ambienti e della realizzazione, la Sede per la
Società Italiana per l'Esercizio telefonico (1964-67)a Firenze e più tardi il
palazzo delle poste e telegrafi a Viareggio (1969-75), in collaborazione con A.
Pasquinucci. Nell’ambito della progettazione degli edifici scolastici si misura
nuovamente con le strutture universitarie (Progetto per gli Istituti
Universitari di Chimica in viale Morgagni a Firenze) e progetta la scuola e
sistemazione del centro del villaggio-giardino di Arzignano (Vicenza)1965-67
dove realizza anche la bella Chiesa di Arzignano e successivamente progetterà la
casa Zampiva (1968-69), inizia la progettazione della scuola Media Statale sul
Bastione Thyrion a Pistoia (1966-75). Sempre a Pistoia realizza la Villa
Cangioli (1966-72).
La fine degli anni ’60 lo vede impegnatissimo
con il progetto per la chiesa di Longarone (1966-76) nell’ambito della
ricostruzione del paese dalla tragedia dell’onda d’acqua che scavalcando la diga
lo distrusse. Opera inizialmente incompresa da parte di chi desiderava la
ricostruzione della chiesa precedentemente distrutta è oggi unanimemente
riconosciuta come la migliore realizzazione di un piano di ricostruzione che non
ha invece centrato i suoi obiettivi. I disegni per il recupero del quartiere di
S.Croce (1968-69) a Firenze dopo l’alluvione esprimono su scala diversa la
stessa volontà innovativa ma si scontrano con quella volontà conservativa che
Michelucci aveva conosciuto nel piano per la ricostruzione di Firenze dopo la
guerra. Sul piano dell’impegno sociale segue con attenzione l’impulso innovativo
che proviene dall’esperienza della scuola di Barbiana e matura un’amicizia con
Don Lorenzo Milani che sarà purtroppo interrotta dalla morte precoce di quest’ultimo.
Tra il 1967e il 1971 Michelucci redige il Progetto per il Piano Regolatore di
Camaiore (Lucca). La ricchezza dei fermenti degli anni ‘70 insieme alla
sensibilità personale maturata nei diversi ricoveri ospedalieri sul tema del
trattamento della persona malata, della funzionalità dei servizi sanitari, del
rapporto tra ospedale e città, emerge nel progetto per l'ospedale di Sarzana
(1967-76) in collaborazione con M. Innocenti. Le varianti dipendenti dalla
variazione del ruolo dell’ospedale, i contrasti maturati con l’impresa di
costruzioni, le destinazioni urbanistiche del contesto d’inserimento
dell’ospedale, creano una serie di problemi che trascinano la chiusura dei
lavori oltre i tempi.
Realizza tra il 1971 e il 74 la casa Iozzelli
vicino a Pistoia e lavora intensamente al progetto per il Centro sperimentale
del marmo, a Foce di Pianza sulle Alpi Apuane 1972-75. (Carrara), in
collaborazione con B. Sacchi. Trasforma l’idea originaria di un monumento a
Michelangelo in un progetto di realizzazione di laboratori per giovani scultori
con significativi aspetti di recupero ambientale riguardanti le cave ma il
progetto di sorprendente attualità non conosce realizzazione. Molte delle opere
successive sono realizzate con la collaborazione di Bruno Sacchi, tra queste la
sede del Monte dei Paschi di Siena a Colle Val d'Elsa (1973-78), un’opera
fortemente innovativa. Il progetto per la ristrutturazione della Limonaia di
Villa Strozzi a Firenze, il progetto per la sede della Contrada del Palio "Valdimontone"
a Siena, il progetto per la ristrutturazione dell'ex-oratorio di S. Leonardo a
Siena come museo della contrada, il progetto di chiesa e centro parrocchiale a
Livorno, iniziati in quegli anni avranno diverse fasi di lavoro e saranno
terminati, per problemi di finanziamento delle opere, solo diversi anni dopo la
morte di Michelucci. Non hanno invece conosciuto realizzazione il progetto del
centro parrocchiale di Sesto Fiorentino (Firenze) e il progetto per una chiesa a
Pian di Novello, Cutigliano (Pistoia), la Chiesa di Montalbano Jonico (Matera),
ulteriori sviluppi del concetto di spazio sacro come spazio comunitario. Riceve
dall’Università di Firenze il riconoscimento di benemerito della cultura e
dell’arte. Del 1973-74 è il progetto per il centro di telecomunicazioni a Pisa,
in collaborazione con M. Innocenti, il progetto per la villa Bii vicino Pescia
(Pistoia), in collaborazione con B. Sacchi; il progetto per la sede della Cassa
di Risparmio in via Montalbano a Pistoia( 1974-76) in collaborazione con B.
Sacchi. Instancabilmente continua a lavorare e progetta nel 1975 sempre con la
collaborazione con B. Sacchi il centro parrocchiale del villaggio-giardino di
Arzignano (1966-1981) e la bellissima chiesa di S.Giovanni Battista, città a cui
rimane profondamente legato, la casa Bernhard Iacini a Montemarcello (La
Spezia), il centro termale a S. Carlo (Massa) 1978-82., la chiesa-arca del
quartiere di S. Miniato a Siena (1982) e la chiesa di Guri in Venezuela
(1982),il centro sportivo e commerciale a Prato, queste ultime opere non
realizzate.
Nel 1982 Giovanni Michelucci costituisce con
la Regione Toscana ed i comuni di Fiesole e Pistoia , sulla base del precedente
Centro Studi "La nuova città" la Fondazione di cui sarà direttore sino alla sua
scomparsa Guido De Masi, amico e collaboratore dell’architetto. Da una
precedente donazione di disegni al Comune di Pistoia nasce invece il Centro di
documentazione Giovanni Michelucci di Pistoia.
Nello stesso anno progetta con la
collaborazione di Mauro Innocenti la nuova sede postale a Empoli che sarà
realizzata successivamente e tra il 1983 e il 1986 la nuova chiesa della Madonna
dei Prati a Costo (Vicenza), la chiesa di Guri in Venezuela, il Centro civico a
Fiesole sull'area Garibaldi.
Nella seconda metà del decennio Michelucci ha
l’occasione di approfondire il suo impegno rispetto a temi scottanti quali il
carcere e la giustizia. Nel 1986 assume, su invito di un gruppo di detenuti, il
.coordinamento del progetto del Giardino degli incontri, comprensivo di una
nuova struttura destinata alle relazioni familiari, nel carcere di Sollicciano a
Firenze. Il progetto esecutivo viene portato avanti dai suoi collaboratori con
il Collegio degli ingegneri e consegnato nel 1993. Dell’incarico ricevuto nel
1987 dal Comune di Firenze per il progetto del nuovo Palazzo di Giustizia di
Firenze restano gli splendidi disegni e la lettera di rinuncia motivata dai
diversi orientamenti espressi da Michelucci sul tema, tra questi il rifiuto di
una concentrazione degli uffici giudiziari in un unico gigantesco contenitore ed
una visione maggiormente articolata delle funzioni giudiziarie in rapporto alla
città.
Entusiasta e infaticabile promotore di
iniziative e attività culturali anche nei suoi ultimi anni, partecipa con grande
passione ai temi fondamentali del dibattito sulla città con posizioni
anticonformiste e sempre innovatrici. Progetta il Parco fluviale dei Renai a
Signa, il Palazzo della Telecom a Novoli, il recupero dell’area di Doccia a
Sesto, il complesso teatrale ad Olbia i cui fantastici disegni esprimono ancora
una energia straordinaria e di cui è oggi ultimata la prima fase di costruzione.
Il 31 dicembre 1990, due giorni prima del festeggiamento del suo centesimo
compleanno, muore nella sua casa di Fiesole vicino ai suoi collaboratori più
stretti.
Considerato un eretico e un senzacasa rispetto
all’appartenenza a correnti e scuole di architetture, un anti-maestro
difficilmente classificabile nelle catalogazioni generazionali per il lungo
cammino delle sue idee e delle sue attività, è stato in diversi periodi messo in
disparte negli insegnamenti universitari delle facoltà di architettura e
nell’attenzione della critica. Dietro la varietà delle sue opere, dietro il
diritto alla discontinuità da lui praticato, è riconoscibile un metodo di lavoro
rigoroso fondato sul dubbio, sulla ricerca di attualità degli spazi, sulla legge
del mutamento e spesso sul ricominciare, solitario ma non solo, affrancato dalla
conferma o dalla ricerca della bella forma, considerata "la gran ruffiana".
Lascia erede universale la Fondazione che ha
voluto attenta ai problemi sociali della città e ai mondi separati del carcere,
del manicomio, degli ospedali e impegnata a propone idee e progetti per
intervenire sulla cronicità urbana, per superare le istituzioni totali, per
riconnettere gli spazi separati in un nuovo disegno della città, testimoniando
un modo di vivere e di fare architettura vicino alle esigenze delle persone.
"... Chi resta fisso
nelle sue opere a un "gusto" e a un modello formale e a una tecnica, significa
che è morto con la sua prima opera. Al contrario vive chi insiste nella ricerca
di uno spazio attuale ed è quindi diverso sempre ... perché lo spazio è storia
in continuo divenire ... tutto quanto è architettura è stato costruito per
l'uomo, su misura della sua umanità ..." Giovanni Michelucci
"... Who remains
fixed in its works to a "taste" and to a formal model and one technique, she
means that she is died with its before work. To the contrary alive who insists
in the search of a present space and is therefore various always... because the
space is history in continuous becoming ... all how much is architecture
is constructed for the man, on measure of its humanity ..."
Giovanni Michelucci
Fonte :
FONDAZIONE GIOVANNI MICHELUCCI : ricerche e progetti negli spazi del sociale .
http://www.michelucci.it
Links:
Giovanni Michelucci (1891-1991) maestro dell'Architettura Organica e Sociale Italiana
http://www.michelucci.it FONDAZIONE GIOVANNI MICHELUCCI : ricerche e progetti negli spazi del sociale
Appunti sulla linguistica architettonica , di Giovanni Michelucci
Come mai lo spazio non basta all'uomo? , di Giovanni Michelucci
Conferimento della cittadinanza onoraria di Firenze a Giovanni Michelucci , discorso di Bruno Zevi
Giovanni Michelucci : "Dove si incontrano gli Angeli" , recensione di Renzo Marrucci
Giovanni Michelucci : "Lettera a sconosciuta" , recensione di Renzo Marrucci
http://www.archimagazine.com/amiche.htm Giovanni Michelucci , articolo sui disegni di Di Mauro Andreini
http://www.archinform.net/arch/247.htm?ID=0u14a43rBp0kY8qU Giovanni Michelucci , biografia e opere
http://www.vitruvio.ch/arc/masters/michelucci.php Giovanni Michelucci , biografia e opere
http://www.comune.pistoia.it/museibiblioteche/musei/centro_michelucci.htm Centro di Documentazione Giovanni Michelucci
http://www.archphoto.it/IMAGES/bartolozzi/gio.htm Giovanni Michelucci a Longarone , articolo di Giovanni Bartolozzi
http://www.michelucci.it FONDAZIONE GIOVANNI MICHELUCCI : ricerche e progetti negli spazi del sociale
Appunti sulla linguistica architettonica , di Giovanni Michelucci
Come mai lo spazio non basta all'uomo? , di Giovanni Michelucci
Conferimento della cittadinanza onoraria di Firenze a Giovanni Michelucci , discorso di Bruno Zevi
Giovanni Michelucci : "Dove si incontrano gli Angeli" , recensione di Renzo Marrucci
Giovanni Michelucci : "Lettera a sconosciuta" , recensione di Renzo Marrucci
http://www.archimagazine.com/amiche.htm Giovanni Michelucci , articolo sui disegni di Di Mauro Andreini
http://www.archinform.net/arch/247.htm?ID=0u14a43rBp0kY8qU Giovanni Michelucci , biografia e opere
http://www.vitruvio.ch/arc/masters/michelucci.php Giovanni Michelucci , biografia e opere
http://www.comune.pistoia.it/museibiblioteche/musei/centro_michelucci.htm Centro di Documentazione Giovanni Michelucci
http://www.archphoto.it/IMAGES/bartolozzi/gio.htm Giovanni Michelucci a Longarone , articolo di Giovanni Bartolozzi
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