domenica 21 luglio 2019

“MATERIALE ABITABILE” COME ARCHITETTURA ORGANICA SOCIALE, di Carmine sarno e Carlo Sarno




         
 Carmine Sarno e Carlo Sarno



“MATERIALE ABITABILE”
COME ARCHITETTURA ORGANICA SOCIALE
 

L’Architettura Organica pone a fondamento del suo operare la dignità dell’essere umano, un uomo libero, creativo, sociale, responsabile che ha diritto ad uno spazio a scala umana che lo aiuti a crescere, a manifestare le sue potenzialità.
In questo l’architettura classica (egiziana, greca, azteca, ecc.) è deficitaria, esalta un concetto astratto di uomo subordinato ad un potere assoluto dall’alto , religioso e politico. Anzi si può ben dire che quasi tutta l’architettura celebrativa del passato ha cercato di disintegrare l’individuo come persona, impressionandolo con il gigantismo, l’opulenza, la ricchezza smodata, la serialità indifferenziata.

Con l’Architettura Organica questo scenario viene ribaltato: l’uomo come persona individuale unica e preziosa , così come annunciato nel Vangelo di Gesù Cristo, torna al centro dell’architettura. “All’architettura non occorre monumentalità, se non quella che è insita nella bellezza naturale “ diceva Wright.  E’ per questo uomo libero, cosciente, democratico, sociale, creativo, che dobbiamo oggi progettare nel rispetto della natura e della sua spiritualità.

Per questi motivi l’Architettura Organica si sviluppa dall’interno all’esterno, “ab intra ad extra”, dalla vita interiore, che si svolge nello spazio, all’ambiente esterno.
 
Alcuni pensano che l’edificio residenziale sia solo un unico blocco , un unico elemento architettonico, mentre invece esso è costituito da un numero variabili di appartamenti corrispondenti ad un numero variabile di persone, che costituiscono a loro volta un singolare gruppo sociale differenziato nel contesto urbano.
 
Quando differenti case plurifamiliari stanno una vicino all’altra in una strada ognuna con una sua linea architettonica differente (stile) , per esempio, un edificio art nouveau con le sue linee sinuose, vicino ad una casa moderna di stile internazionale razionalista con i suoi muri disadorni, seguito da una casa barocca con il suo andamento curvilineo, e un’altra con le sue cornici neoclassiche, nessuno ci fa caso .
 
Ma se questi vari stili connotanti differenti abitazioni, e quindi differenti modi di vedere la realtà, e di viverla, si trovano  in uno stesso edificio plurifamiliare  ciò è visto come una violazione alla segregazione razziale dell’edificio plurifamiliare.
Come mai? Ogni appartamento individuale, specchio di una attività e personalità individuale ha il proprio diritto alla vita e alla sua espressione.  Quindi, se le “razze-stili” degli appartamenti sono mischiate la discriminazione è infranta.
 
A causa della ripetizione di identici appartamenti uno vicino all’altro e uno sull’altro come un sistema a griglia da campo di concentramento, ogni cosa vi trova luogo: pregiudizio razziale, discriminazione razziale, politica razziale, ideologia razziale, barriera razziale.
Una persona nel proprio appartamento deve essere libero di modificarlo dall’interno all’esterno secondo le proprie leggi di generazione organica, conformandosi alle normative vigenti riguardo ai volumi e alle superfici, ma non riguardo al design e alla trasformazione funzionale sua propria.
Così che sarà visibile da lontano ad ognuno nella strada che la biodiversità sociale, di natura genetica, non è solo un fattore che distingue l’individuo nella sua conformazione psico-fisica e che si rispecchia nella libertà di indossare l’abito preferito, ma è anche il modo di vivere la realtà geneticamente differenziata di ognuno di noi che si proietta organicamente all’esterno come una inevitabile conquista del nostro spazio vitale comunicativo  e sociale , e nel rispetto della libertà altrui.
 
Quando il residente entra nella propria abitazione, la sua attività costruttiva creativa deve iniziare!… non come accade oggi che finisce appena varca la soglia del suo appartamento. Le leggi che proibiscono cambiamenti compatibili in un edificio di abitazione sono leggi innaturali che rendono schiavi sia l’utente che l’attività creativa di progettare e costruire in progress il proprio spazio vitale ed il proprio futuro.
 
I muri esterni dei nostri moderni edifici sono i muri delle nostre prigioni. Essi sono anonimi, senza emozioni, aggressivi, senza cuore, freddi e vuoti. Essi hanno le caratteristiche dei muri che privano della libertà. Dietro questi muri anonimi rievocano sopiti diritti di libertà.
In una casa plurifamiliare un differenziato e personalizzato design organico della configurazione esterna dell’abitazione individuale, è di fondamentale significato in quanto il residente può identificarsi con la sua casa dall’esterno.
 
La pianificazione urbanistica oggi è soggetta a una rigida e dogmatica legislazione. I pianificatori della città devono avere il coraggio di advocare la pluralità, particolarmente quando questo si manifesta nel romanticismo e  nel così chiamato kitsch.
L’assenza del kitsch rende la nostra vita insopportabile. In architettura e nella pianificazione urbana prevalgono ancora leggi autoritarie, le così dette  “regole supreme” o “standards” , che hanno reso gli utenti dell’architettura come degli schiavi. La modernità non significa essere rivoluzionario, ma ritornare all’umano, allo standard umano , ai sogni dell’individuo, alla vera Tradizione.  L’architettura deve permettere all’uomo di elevarsi e realizzarsi,… non di umiliarsi!
 
Che cosa significa edificio efficiente oggi ? Una costruzione economica , sia nei materiali che nei costi e tempi di realizzazione, una costruzione basata sulla ripetizione di elementi costanti che permettono anche una economia di pensiero, basato sulla previsione dei costi di gestione e manutenzione in cui l’impiantistica fa da padrone. Ma tale realizzazione è costosa per i costi sociali che essa provoca: vandalismo, crimine, malessere, nevrosi, assenteismo dal lavoro, costi di salute, fuga dalla città, scomparsa di autostima e della dignità umana, soppressione della creatività individuale. Esaminando l’economia a lungo termine il basso costo materiale iniziale provoca una reazione a catena che si ripercuote sugli insediamenti urbani con problemi sociali dal costo indefinibile.
 
Il “materiale abitabile” è un processo organico dove gli abitanti progettano i loro bisogni e li realizzano appena si presentano senza abbandonare il prezioso biodisordine che si genera alla loro attuazione. Questo è il modo per eliminare la logica obbiettiva, seriale e meccanicistica dell’industria, in modo che l’edificio articolato nei suoi appartamenti rifletta esclusivamente i bisogni particolari, reali, personali e relativamente aleatori degli abitanti. A lungo termine il rigido e totalitario ordine astratto si dissolverà ed una immagine democratica di città finalmente umana si innalzerà!
 
Nel primo caso ci confrontiamo con un ordine superficiale e paternalistico e con la sua immagine artificiale.  Nell’altro caso una realtà integrale originale e concreta: l’organico, il diverso, la decolonizzazione della cultura di ogni giorno, il soggettivo, un immagine compatibile con le attitudini auto-amministrative, un tessuto urbano con le sue contraddizioni, i suoi elementi di cambiamento e le sue convergenze, un progetto estetico che diventa politico e sociale.
Pertanto ogni abitazione, anche se all’interno di un edificio plurifamiliare e di un contesto urbano omogeneo, è una realtà con una particolare identità. Ogni casa è progettata per una famiglia singolare e originale, costituita da più persone particolari. Ogni casa è progettata intorno ad un modo di essere e di proporsi differente nel sociale. Ogni casa, quale terza pelle dell’uomo, è legata indissolubilmente al cambiamento ed all’evoluzione nel tempo e nello spazio, e quindi alla vita.
 
 
 
 
  Sarno Architetti, Architettura Organica















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