GIOVANNI MICHELUCCI
"Lettere a sconosciuta"
recensione di Renzo Marrucci
Giovanni
Michelucci, "Lettere ad una sconosciuta", edito da DIÀBASIS nel settembre 2001.
Queste lettere
iniziano nel 1976, quando Michelucci ha ottantaquattro anni e si interrompono
nel 1990, il 31 Dicembre, con la morte nella sua bella casa studio di Fiesole.
E' il carteggio che uno
tra i maggiori architetti europei del ventesimo secolo ha avuto con una a
mica, che con molta riservatezza rinuncia ad
essere citata nella sua identità, forse per dare più forza al contenuto
delle lettere, ritraendosi nel contrassegno semplice di una "S." Se il titolo
del libro assegna un vago senso romantico al
contenuto, si scopre invece, leggendo, un carattere concreto intimamente
sintonizzato sui valori della natura, valori che ci rivelano in una sintesi
poetica e riflessiva il senso profondo dell'evoluzione architettonica
dell'architetto pistoiese.
Con queste lettere si entra dentro
all'occhio e alla sensibilità dell'uomo, che è ormai inseparabile da quel la
dell'architetto. Per questo motivo il loro contenuto è aperto a tutti, cioè agli
uomini, e direi alla collettività, per usare un termine che ha sempre occupato
il centro delle riflessioni dell’uomo
Michelucci e ha costituito il filo conduttore della sua costante ricerca di
architetto. Forse sarebbe stato più opportuno dare un nome a questa gentile ed
intelligente amica, un nome qualsiasi, Giovanna o Eleonora, ecc... ma
concreto!
Come concreta è la poesia che proviene
dalla osservazione della natura di Michelucci, e che è così aderente alla
realtà da costituire un vero e proprio riferimento di riflessione per gli
architetti di oggi ma anche per tutti gli uomini: politici e non politici.
Questa presenza femminile agisce sulla sensibilità dell'uomo-architetto e ne
stimola la vitalità della visione in una
fase assai delicata della vita. Diviene un sostegno alla natura dubbiosa
e complessa del maestro, offrendogli un fianco di vita, un'ulteriore spinta di
amore, di luci dita
che oltre ad aprire Un nuovo senso alla bellezza di vivere ci colpisce perché
porta all'affinamento di quel senso di "tenerezza senza tempo" e " senza
malinconia", che è poi un congedo dal la sua sensibile amica come dal mondo.
I messaggi si sentono come una testimonianza di amore per la vita
intesa come un filtro sensibile e laborioso, tenace alla ricerca di risposte,
andando avanti, come una passeggiata nel bosco, dove
è sufficiente
saper vedere, osservare e capire, toccare la misteriosa forza d'amore che ci è
intorno.
Un personale senso della vita e della natura
emerge nel carteggio come sollecitato da una presenza reale e feconda, un
nuovo alimento per la vita dell'architetto."Io ero contento; soltanto i miei
ginocchi non lo erano. Tanto che tornato all'albergo dovetti mettermi sul letto
a pensare e ripensare ai chilometri fatti e all'età che ho raggiunto e che tutti
mi invidiano".... Sia che Michelucci sia
solo o con altri è sempre con lei che ragiona, con lei che gli è dentro... In
molti altri passi del carteggio emerge con chiarezza l'importanza di questa
presenza: "Quando si è in due a parlare lo stesso linguaggio e cioè a stare più
zitti di una pietra, si può arrivare a "captare" il linguaggio della
pietra stessa....del mondo, di ciò che vive d'attorno a noi e noi stessi."
Essenzialità e concretezza svolgono la qualità di un legame con la natura, che emerge mano mano con serena immedesimazione, con quella consistenza plastica e armoniosa che è propria di un albero e che il maestro ama e assume nella sua interiorità e nel suo lavoro, affascinato come è del raccordo tra terra e spazio, tra terra e spiritualità che esprimono.
La raccolta di queste lettere è introdotta da una breve e garbata presentazione di Cancogni e altrettanto brevi commenti la concludono rendendo agile e viva la lettura. Quindi un gustoso spiraglio di intimità, una finestra particolare sull'anima di un grande personaggio nel suo saldo e inesauribile attaccamento alla natura, alla storia e all'ambiente, come fondamentale e definitivo alimento. Un libro utile per tutti e per chi voglia conoscere di più su questo maestro dell'architettura italiana e specialmente ai giovani che studiano oggi, perché si interroghino sui valori dell'architettura e della città che la società di oggi stenta a riconoscere.
Essenzialità e concretezza svolgono la qualità di un legame con la natura, che emerge mano mano con serena immedesimazione, con quella consistenza plastica e armoniosa che è propria di un albero e che il maestro ama e assume nella sua interiorità e nel suo lavoro, affascinato come è del raccordo tra terra e spazio, tra terra e spiritualità che esprimono.
La raccolta di queste lettere è introdotta da una breve e garbata presentazione di Cancogni e altrettanto brevi commenti la concludono rendendo agile e viva la lettura. Quindi un gustoso spiraglio di intimità, una finestra particolare sull'anima di un grande personaggio nel suo saldo e inesauribile attaccamento alla natura, alla storia e all'ambiente, come fondamentale e definitivo alimento. Un libro utile per tutti e per chi voglia conoscere di più su questo maestro dell'architettura italiana e specialmente ai giovani che studiano oggi, perché si interroghino sui valori dell'architettura e della città che la società di oggi stenta a riconoscere.
Milano, 1-01-2002 . RENZO MARRUCCI
Fonte :
si ringrazia l'architetto Renzo Marrucci che ha cortesemente inviato una sua
recensione su di uno scritto di Giovanni Michelucci alla Redazione del Portale.
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