domenica 21 luglio 2019

QUANDO L'ARCHITETTURA PARLA D'AMORE, di Lelia Saini Bertelli



Lelia Saini Bertelli

QUANDO L'ARCHITETTURA PARLA D'AMORE


La Casa sulla Cascata - Fallingwater a Bear Run 1934-37 , di Frank Lloyd Wright
 

Si respira aria di festa quest’anno nella Casa dei grandi architetti. Il 14 settembre scorso Renzo Piano ha spento 70 candeline e, intervistato da Piero Ottone de La Repubblica, «alla domanda scontata del giornalista in un giorno di compleanno, se fra tanti successi ne ricorda qualcuno più memorabile, più elettrizzante, risponde: “Sai, nella vita di un architetto ci sono momenti elettrizzanti ogni settimana. Vai in giro per il mondo e trovi ogni giorno un problema da risolvere, trovi una sfida”». Risposta questa che potremmo benissimo applicare a un altro gigante dell’architettura che quest’anno (l’8 giugno, per l’esattezza) di anni ne avrebbe compiuti ben 140, il doppio esatto delle primavere contate da Piano.
Parliamo dell’americano Frank Lloyd Wright, che per tutto l’arco della sua lunghissima vita (era nato nel Wisconsin nel 1867 e campò ben 92 anni), continuò a «lavorare bene per la causa dell’Architettura», battendosi come un leone e sfidando il mondo intero per difendere le sue idee innovative. E, a chi il nome di Wright non dicesse granché, ci permettiamo di dare un piccolo aiuto: avete presente la “Casa sulla Cascata” (Fallingwater House, la chiamano negli Usa), quella incredibile costruzione sospesa come un nido di uccelli in un bosco della Pennsylvania e lambita, anzi “attraversata”, dalle acque del Bear Run, con tanto di cascatella? Ecco, quel gioiellino di pietra locale, che respira a pieni polmoni il genius loci del torrente e degli alberi del posto, con quelle terrazze concepite come grandi vassoi, quasi ci si potesse versare dentro la natura circostante, è – potremmo dire – il Manifesto dell’ “Architettura Organica”. Che – per usare le parole di Wright – «è un’architettura che si sviluppa dall’interno all’esterno, in armonia con le condizioni del suo essere, distinta da quella che viene applicata dall’esterno» (come potevano esserlo, ad esempio, le piramidi egizie che tendevano, con la loro imponenza, a schiacciare l’uomo e a farlo sentire piccolo piccolo, una pulce senza individualità).
L’architetto organico deve tener conto – oltre che del luogo e dell’individuo – anche del tempo: che mi significa, si domanda Wright, costruire nel XX secolo un edificio che, stilisticamente  richiami, ad esempio, il rococò o il neoclassicismo? I tempi, la società, le esigenze sono cambiati: adattiamoci allora a quelle che sono le soluzioni e i materiali di oggi. «Per essere un moderno (o premoderno e moderno insieme)», annota Enrico Arosio sulle colonne de L’Espresso, «Wright non amava la città e lo stile urbano.Figlio del Mid West […] sempre portò con sé […] un amore denso per la natura, il paesaggio e i grandi spazi».
Ecco che nascono le Prairies Houses, le Case della Prateria, costruzioni a un solo piano con grande camino centrale, che si ispirano all’orizzontalità delle immense distese verdi della sua infanzia. Sono 26 quelle di Wright (realizzate tra il 1889 e il 1923), tutte concentrate in un fazzoletto di 2,5 chilometri quadrati, a Oak Park, un sobborgo della periferia di Chicago. L’area, che dal 1973 è inserita nel Registro Nazionale dei Luoghi Storici, è un vero e proprio museo all’aria aperta, e ospita, oltre a quelle del Maestro, anche altre 60 costruzioni progettate da esponenti della “Prairie School of Architecture”.
Perché Wright di proseliti ne può contare a decine, anche qui da noi. Come quel Giovanni Michelucci, per citare uno dei più noti architetti organici italiani, che ha realizzato nei primi anni Sessanta la chiesa di San Giovanni Battista, alle porte di Firenze. Detta così, non evoca un granché nella memoria: ma se parliamo della chiesa dell’Autostrada del Sole, tutti capiscono al volo. A chi non è mai capitato di vedere – all’incrocio fra l’A1 e la Firenze-Mare quella specie di grande tenda di rame e cemento, che sembra un punto di unione fra genti e culture diverse? E fra le migliaia di automobilisti che sfrecciano sull’asfalto, molti, ci piace  pensare (e queste erano sicuramente le intenzioni dell’architetto) si saranno fermati per un attimo di raccoglimento, prima di riprendere il viaggio: perché la costruzione vive e respira con l’uomo, e lo mette al primo livello della creazione artistica.
«Ed è proprio questa la grande lezione che ci ha lasciato Wright», ci spiegano alla Sarno Architetti, uno studio di architettura organica di Cava de’ Tirreni (Sa), gestito dai fratelli Carlo e Carmine Sarno. «È grazie a lui che siamo giunti a credere che la vera architettura organica sia la ricerca dell’ottimale ambiente naturale, sociale e spirituale dell’uomo, condizione necessaria per il buon abitare e il buon vivere». Con l’entusiasmo e l’amore che li caratterizza, i Sarno curano anche il portale web dell’Adao (Amici dell’Architettura Organica): per iscriversi non si deve per forza avere la laurea, possono farlo anche gli studenti, gli studiosi o – semplicemente – i simpatizzanti della materia. «Fra l’altro, manco a farlo apposta», ci spiega Carlo con un sorriso, «l’acronimo si pronuncia e si scrive come Adão, che in portoghese significa Adamo, il primo uomo. E l’uomo – che sia il committente o il fruitore dell’opera – è sempre al centro dei nostri progetti».
E, chi fosse interessato all’argomento, potrà fare una capatina in quel di Volterra, cuore verde di Toscana, dove fino al 28 ottobre si tiene una interessante  retrospettiva dal titolo “Frank Lloyd Wright, precursore dell’architettura moderna”. Nella cinquecentesca Villa Palagione, rivivrà attraverso conferenze, dibattiti e una esposizione multimediale (immagini, film, disegni, modelli, primo fra tutti quello del Guggenheim Museum di New York, concepito come una candida spirale rovesciata) la figura del grande architetto. Che, a chi gli chiedeva quale fosse, tra i tanti progetti realizzati, quello a cui teneva di più, soleva rispondere: «Il prossimo, naturalmente!».
 
Lelia Saini Bertelli
Per informazioni:  www.villa-palagione.org


       


FONTE :  si ringrazia l'Autrice Lelia Saini Bertelli che ha cortesemente inviato la versione integrale del suo articolo che tratta di Architettura Organica, pubblicato sulla rivista "Il Carabiniere" di Novembre 2007, alla Redazione del Portale.   
















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