GIOVANNI MICHELUCCI
"Dove si incontrano gli Angeli"
recensione di Renzo Marrucci
Giovanni Michelucci "Dove
si incontrano gli angeli"
, a cura di Giuseppe Cecconi, introdotto da
Corrado
Marcetti e Nicola Risaliti, Edito da Carlo Zella con Fondazione G. Michelucci.
E' un
libretto agile di circa cento pagine e ottantadue brani raccolti tra interviste
e riflessioni secondo una se
quenza che ha il pregio di fare entrare subito nel mondo di
Michelucci uomo e architetto. Mondo che caratterizza una identità complessa e
ricca, espressa con semplicità nei contenuti, come conferma la sua lunga e
appassionata ricerca, lunga un secolo intero. Questi brani testimoniano nella
loro varietà che gli stimoli convergono verso un interesse unico, fondamentale:
l'amore per la vita nelle sue manifestazioni.
L'uomo e
l'architetto insieme maturano la propria visione in
un rapporto attento con la
natura del territorio di origine e della propria storia, di cui avverte la
compenetrazione
come una intima e organica espressione di vita.
Prendiamo
ad esempio il concetto di bellezza che l'architetto
pistoiese esprìme e su cui è interessante riflettere: "La bellezza non è ciò che
gli occhi vedono, ma ciò
che lo spinto vede senza gli occhi". Ma non dice ciò come
innamorato, cioè come colui che perde il rapporto al le cose no!, semmai
ricercando oltre la forma sente che "...lo spirito della ricerca esaurisce la
verità che si cerca." In ciò, come del resto in altre riflessioni, emerge una
visione singolare specialmente per un toscano figlio di noti artigiani pistoiesi,
legati per tradizione è ambiente alla cultura della forma.
E rapporto
tra forma e contenuto per Michelucci si sviluppa secondo un itinerario che va
oltre i canoni esteri ori del "bello". A proposito del disegno di una grande
quercia che non lo soddisfaceva, troviamo una riflessione: "...mi limitavo ad
esaminare il profilo, le superfici, senza rendermi conto della vita che palpita,
che circo la dentro..." In tutti questi scritti si percepisce, rigo dopo rigo,
la dimensione del suo credere intensamente nel mestiere dell'architetto, e come
da questo mestiere egli tragga poi la chiave di osservazione dei fenomeni della
natura, del territorio, della vita, arrivando per assurdo a dichiarare di non
aver avuto nessuna vocazione a questo mestiere di architetto, a cui è però
arrivato credendo "nella felicità possibile", attratto da "un lega
me misterioso e
profondo" con la realtà. Cioè, partendo da una intima consapevolezza ed
esperienza dei materiali e
del loro territorio, Michelucci realizza la sua tensione, che diviene passione
nella grande avventura in cui l'architettura gli da la valvola di espressione,
sempre preoccupato nella considerazione del presente come un attimo del futuro.
Considerazione che lo rende ipercritico del suo lavoro e lo fa apparire un
diverso tra chi invece stabilisce con esso atteggiamenti virtuosi o
narcisistici.
Tanti
brani dai quali emerge chiaramente un vivo e acuto senso del personaggio
Michelucci, e si leggono una
volta e poi si ritorna a leggeri! per indagarne più profondamente
il senso, che è reale anche quando sembrano
sogni e ci portano li per lì
ad una condizione dello spirito che ci rimanda alla realtà per aspetti
interessanti ed interiori.
Se
prendiamo il primo brano che introduce, cioè "L'angelo", si sente come la vena
interpretativa di Michelucci coglie e riconosce nella realtà la ricchezza,
divenendo filtro sensibile della vita che si realizza nel l'aspetto "magico"
delle possibilità che si creano nell'organizzazione dello spazio. In quella
piccola capanna nel bosco appare "l'angelo" inteso come equilibrio raggiunto
nell'idea che porta alla bellezza, come un risultato semplice e misterioso,
scaturito dall'armonia naturale delle cose con la vita.
Capire questo è
già un grande risultato! L'Angelo è meta e anche senso di equilibrio che si
rivolge al mondo. Sono le riflessioni di un uomo intimamente legato al suo
mestiere che esige molto da se stesso e si mette sempre alla prova, aiutato da
un attaccamento alla vita incredibile, della quale coglie la complessità e la
bellezza, e la soffre mentre la vive nella costante ricerca di continuità.
Si può
prendere uno qualsiasi di questi scritti e ragionarci sopra, tanto sono scritti
di una sostanza cosi palpa bile e autentica che non vi è alcun bisogno di
commentare. Dopo averli letti si ha la sensazione di avere un libricino
prezioso e utile, sia per i giovani che studiano e sia per chi di mestiere fa
l'architetto o l'artigiano o comunque qualsiasi mestiere che
si fa con la passione, che ci fa sentire il dono della vita.
"Dove si
incontrano gli angeli" è stampato nel mese di novembre del 1997 dall'editore
Carlo Zella (Firenze
tel.055.602259)
e si richiede alla Fondazione Giovanni Michelucci oppure alla Libreria
Feltrinelli. L'edizione del
1997
costa It. 18.000 ed è prevista una ristampa. MILANO,
30-04-2002. RENZO MARRUCCI
Fonte :
si ringrazia l'architetto Renzo Marrucci che ha cortesemente inviato una sua
recensione su di uno scritto di Giovanni Michelucci alla Redazione del Portale.
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