Renzo Marrucci
Giovanni Michelucci a Volterra:
La Filiale della Cassa di Risparmio
di Firenze 1946/48
Filiale della Cassa di Risparmio di Firenze a
Volterra, di Giovanni Michelucci
Intervento minore ma non privo di un proprio caratterizzato taglio qualitativo,
è quello realizzato per la filiale
della
Cassa di Risparmio di Firenze inaugurata nel 1948 nel cuore del centro storico
di
Volterra. In un palazzo d'angolo, compreso tra le vie Marchesi e
Matteottì, dopo la piazza dei Priori e
con
appena più giù la Porta all'Arco. In questo antico luogo-incrocio della città,
Michelucci interviene
con un
progetto di ristrutturazione i cui contenuti organici sono da rilevare come una
autentica vocazione interpretativa della realtà urbana.
L'intervento concerne il piano terreno di un storico palazzo volterrano con la
riorganizzazione dello spazio interno e la formazione di cinque
consistenti aperture sui fronti esterni, di cui due sulla via Marchesi e tre
sulla via Matteotti che si relazionano alle centralissime vie, dove Michelucci
realizza anche i due unici e principali
accessi.
Il problema di dare organica visibilità alla funzione della filiale l’architetto lo risolve sviluppando un rapporto chiaro tra interno ed esterno, riportando sulle facciate del piano terra l'andamento interno delle volte in corrispondenza delle aperture. Per tale operazione egli interpreta uno schema tipico dei portali medioevali volterrani composto da arco, trave e porta. Dove l’arco riprende sul prospetto la curvatura ellittica della volta mentre la trave, che consolida il perimetro murario delle due facciate, sottolinea il ritmo delle aperture e mette in continuità organica l’angolo del palazzo.
Il problema di dare organica visibilità alla funzione della filiale l’architetto lo risolve sviluppando un rapporto chiaro tra interno ed esterno, riportando sulle facciate del piano terra l'andamento interno delle volte in corrispondenza delle aperture. Per tale operazione egli interpreta uno schema tipico dei portali medioevali volterrani composto da arco, trave e porta. Dove l’arco riprende sul prospetto la curvatura ellittica della volta mentre la trave, che consolida il perimetro murario delle due facciate, sottolinea il ritmo delle aperture e mette in continuità organica l’angolo del palazzo.
L’operazione
interpretativa sulla tipologia volterrana
delle
aperture su strada mette Michelucci nella condizione di usare anche i materiali
tipici della città storica e integrare
l’invenzione della trave continua in cemento
armato a
vista sul perimetro delle due facciate. Questa soluzione coniuga strategia
strutturale e architettonica, consente cioè di assorbire la
spinta degli archi strutturali
come
architrave e completa le facciate con masselli di pietra di
panchina
disposti su file parallele, come è nell'uso volterrano, in continuità con gli
altri edifici
esistenti. Inoltre contiene il passo policentrico degli archi rivelando
all'esterno il passo della struttura delle volte
imprimendo cadenze che non squilibrano la tessitura delle facciate.
L'intervento
è quindi
sensibile e sottile, coglie una importante correlazione nel rapporto tra la
vivibilità della strada e la
città,
nella funzione inserita, e con segni architettonici nuovi, anche coraggiosi, ma
dominati con una lettura decisa rispetto alle difficoltà e alla delicatezza del
luogo. Chi studia l’architettura di Giovanni Michelucci lo vedrà come un esempio
classico della qualità del maestro di Pistoia, della sua attenta
capacità percettiva che lo contraddistingue nel suo impegno responsabile che lo
porta a dare risposte sempre di grande interesse.
La sua capacità di riflessione è priva di quel narcisismo che è purtroppo causa, in molti degli architetti di oggi, di una forma di autocompiacimento che inevitabilmente porta a tradire la storia ma anche la cultura della vivibilità, rendendosi responsabili della trasformazione in negativo della città. In definitiva, riflettendo sulla soluzione adottata da Michelucci nel suo intervento all'interno del centro storico di Volterra, non si può esimerci dal considerare anche questo episodio della sua attività di architetto come una vera lezione di sensibilità architettonica, per l'uso intelligente e colto dei materiali con i quali interviene in questo luogo urbano che è un incrocio di antichissime vie, ma soprattutto per il rispetto del carattere del percorso, tra i più delicati e interessanti della città. Operazione sfuggita all’attenzione di studiosi ed estimatori che ci fa piacere segnalare come un interessante e viva opera del maestro pistoiese, che ancora ci parla e ci insegna come si interviene in contesti storici urbani.
Renzo Marrucci Milano, 15-11-2007
La sua capacità di riflessione è priva di quel narcisismo che è purtroppo causa, in molti degli architetti di oggi, di una forma di autocompiacimento che inevitabilmente porta a tradire la storia ma anche la cultura della vivibilità, rendendosi responsabili della trasformazione in negativo della città. In definitiva, riflettendo sulla soluzione adottata da Michelucci nel suo intervento all'interno del centro storico di Volterra, non si può esimerci dal considerare anche questo episodio della sua attività di architetto come una vera lezione di sensibilità architettonica, per l'uso intelligente e colto dei materiali con i quali interviene in questo luogo urbano che è un incrocio di antichissime vie, ma soprattutto per il rispetto del carattere del percorso, tra i più delicati e interessanti della città. Operazione sfuggita all’attenzione di studiosi ed estimatori che ci fa piacere segnalare come un interessante e viva opera del maestro pistoiese, che ancora ci parla e ci insegna come si interviene in contesti storici urbani.
Renzo Marrucci Milano, 15-11-2007
Fonte :
si ringrazia l'architetto Renzo Marrucci che ha cortesemente inviato un suo
scritto sull'opera di Giovanni Michelucci alla Redazione del Portale.
Fonte
foto : Renzo Marrucci
Per
approfondimenti :
www.michelucci.it
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