domenica 21 luglio 2019

Carta dell'urbanistica. La nuova frontiera ecopolitana , a cura di Aldo Loris Rossi



Carta dell'urbanistica

A cura dell'Arch. Aldo Loris Rossi

La nuova frontiera ecopolitana

 

Il conflitto tra l'uomo e la natura ha raggiunto, oggi, un livello allarmante. L'uomo ha impiegato 2 milioni di anni per arrivare al primo miliardo di abitanti nel 1830; quindi, 100 anni per il secondo; 30 anni per il terzo; 15 anni per il quarto; 11 per il quinto; e ne impiegherà solo 9 per il sesto (95). Alla metà del prossimo secolo toccherà gli 11 miliardi.

L'esplosione demografica è, oggi, incontrollabile! Essa ha generato una quadruplice crisi: alimentare, energetica, ecologica, urbana.

1 - La crisi alimentare: in 50 anni il pianeta ha perso circa 1/5 del terreno coltivabile (solo negli U.S.A., 13 milioni di ettari), mentre perde ogni anno 24 miliardi di tonnellate di terreno superficiale. La caduta della produttività ha portato i consumi al di sotto dei livelli di sopravvivenza per cui, nel terzo Mondo, muoiono per fame 40.000 bambini ogni giorno.

2 - La crisi energetica: nel '72 ha evidenziato la fragilità delle abnormi concentrazioni megalopolitane, mentre, nello stesso anno, il Rapporto di D.L.Meadows ha denunciato in maniera clamorosa "i limiti dello sviluppo". A meno di mutamenti radicali: "i nostri tentativi di introdurre anche le più ottimistiche previsioni sugli effetti della tecnologia nel mondo, non impediscono il verificarsi del collasso finale della popolazione e dell'industria, in ogni caso non oltre il 2100".

3 - La crisi ecologica: nelle metropoli industrializzate l'espansione urbana, sebbene pianificata (quando lo è), ha un impatto devastante sugli ecosistemi, causato da un altissimo consumo di energie non rinnovabili, emissioni inquinanti, rifiuti urbani, ecc.; per cui risulta demenziale esportare il modello di vita occidentale. Ogni anno, milioni di ettari di terra produttiva sono invasi da strutture edilizie e viarie, mentre il pianeta, in 50 anni, ha perso 1/5 delle foreste tropicali; il livello di anidride carbonica è aumentato del 13%; e lo strato di ozono si è ridotto del 2% su tutto il globo.

4 - La crisi urbana: è funzione della crescita iper-esponenziale della popolazione, poiché questa tende a concentrarsi nelle grandi aree metropolitane: nel 1950 era del 25,4%, nel 2000 raddoppierà (51,2%), mentre nelle regioni più sviluppate raggiungerà il 79,4% e nell'America Latina il 75,7%. Inoltre, gli agglomerati urbani mononucleari tendono a formare sistema con altre metropoli sino a determinare delle megalopoli, cioè: "strutture a nebulosa" in continua espansione. Di fatto, questa crescita parossistica ha realizzato l'estinzione della nozione di città in quella di metropoli e, poi, di megalopoli: "un fenomeno con qualità specifiche di natura differente" J. Gottmann). Nei paesi industrialmente avanzati, le galassie megalopolitane integrano un numero immenso di luoghi diversificati, con funzioni complementari. Pertanto, si realizza una sinergia tra i singoli potenziali produttivi che determina un'accelerazione delle più avanzate attività transnazionali e crea il futuro tecnologico e mercantile. Nei paesi del terzo mondo, la velocità di crescita demografica è ancora maggiore, ma le megalopoli, non sostenute da elevata civiltà tecnologica, collassano su se stesse in ammassi urbani caotici, che agiscono come moltiplicatori del sottosviluppo. Nel 2025 le città marginali risulteranno le più popolose del mondo: Città del Messico avrà 36,7 milioni di ab., Shangai, 36,1; Pechino, 31,9; ecc. Poiché l'intera Europa al tempo di Augusto e, poi, nel Rinascimento, contava 30 - 35 milioni di ab., cioè quanto una megalopoli dell'inizio del terzo millennio, è prevedibile la catastrofica situazione di ingovernabilità di queste aree.

5 - La crisi dell'architettura: "la massa, il volume, il ritmo, l'intensità della urbanizzazione moderna richiedono competenze che la maggior parte degli architetti non ha mai avuto" (J. Gottmann). Essi sono fermi alla "cultura della città storica" e continuano ad immaginare la crescita urbana come una ripetizione additiva del preesistente, che implica la distruzione di enormi estensioni di terreno, un bene irriproducibile: in pratica, ancora secondo i moduli del "razional-funzionalismo" e del neoaccademismo. Quest'ultimo, rimuovendo i giganteschi problemi posti dalla scala metropolitana, pretende di contenerli nell'anacronistico letto di Procuste della città storica: un organismo semplice, dimensionalmente modesto, con impianti elementari; senza confronto con il gigantismo e la complessità labirintica della metropoli odierna. D'altra parte, il primo rinuncia alle mascherature retrò, ma conferma l'idea di una illimitata crescita urbana mediante una somma di prismi che, variati solo nel look, proliferano in ogni parte del mondo, indifferenti al clima, alla natura ed al genius loci. La morfologia scatolare è a tal punto introiettata ed indiscussa che ,anche "l'edificio intelligente" è concepito sempre come un parallelepipedo, ma sovraccarico di impianti.

6 - La nuova frontiera ecopolitana: se non interverrà un mutamento radicale capace di coniugare "i processi ciclici, conservatori e perfettamente coerenti dell'ecosfera e quelli lineari, innovativi, ma ecologicamente disarmonici della tecnosfera" (B. Commoner), il collasso della stessa civiltà sarà inevitabile. Pertanto, per contrastare la "biopatologia della civiltà di massa" occorre attuare una strategia globale centrata su 4 punti capitali: disinnescare la bomba demografica; neutralizzare gli effetti distruttivi sugli ecosistemi; rifondare il sistema produttivo in coerenza con lo sviluppo sostenibile; realizzare una rivoluzione copernicana nella maniera di pensare l'urbanistica e l'architettura. Dunque, la città post-industriale come ecopolis.

7 - Lo sviluppo sostenibile: è il risultato di un'economia che risponda alle esigenze odierne, ma salvaguardi anche quelle delle generazioni future, non compromettendo i cicli vitali naturali. Questo nuovo ordine economico non può che essere fondato da un lato, sulla revisione dei processi produttivi agricoli ed industriali, da rendere congruenti con i meccanismi di autorigenerazione della natura; e, dall'altro, su una rivoluzione anticonsumistica dello stile di vita che induca alla riduzione di rifiuti ed emissioni inquinanti ed educhi al riciclaggio dei materiali. Dunque, la rivoluzione post-industriale deve orientare l'innovazione e la ricerca verso la pacificazione tra ecosfera e tecnosfera.

8 - L'architettura bioclimatica: occorre inventare interventi di antropizzazione in rapporto simbiotico con l'ambiente naturale ed il genius loci. Essi, non solo saranno determinati in relazione ai vincoli geotettonici, alle risorse ecologiche ed alle preesistenze storiche, ma si configureranno come “protesi della natura" organismi azionati dai cicli della biosfera. Quindi, si tratta di eco-tetture in equilibrio bioclimatico, con impiantistica ridotta al minimo, antiformalistiche, "non finite", aperte alla trasformabilità da parte degli utenti, antitetiche alle forme chiuse, scatolari. Dunque, risultato di ricerche che vanno oltre lo "statuto funzionalista" e dopo il post-modern. L'architettura organica è la matrice di quella bioclimatica ed, in generale, della nuova frontiera ecopolitana.

9 - Tutela della natura e delle preesistenze storiche: nei paesi industrialmente avanzati si riscontra una tendenza alla crescita zero, ed una eccedenza di vani rispetto agli abitanti. Dunque, è possibile attuare, da un lato, una tutela della natura e della diversità biologica delle specie, ripristinando gli equilibri naturali interrotti; dall'altro, la salvaguardia integrale della "città stratificata", poiché essa rappresenta ormai una parte ridotta rispetto alla massiccia edificazione degli ultimi decenni. Nei paesi in via di sviluppo, questa politica deve accompagnarsi al controllo della crescita demografica e alla antropizzazione di nuove aree mediante architetture bioclimatiche.

10 - La riqualificazione dell'edilizia recente: in generale la maggior parte dell'edificato degli ultimi decenni è priva di qualità ed è sorta senza un disegno organico, alle periferie delle città. La scala urbana e metropolitana del problema della riqualificazione obbliga ad affrontarlo mediante piani--progetti; cioè, strumenti che saldino insieme i due livelli disciplinari, generalmente distinti, se non in opposizione; e richiamino altre scienze ad una collaborazione interdisciplinare sempre più ampia e complessa.

11 - Trasporti: la soluzione di questo problema, tra i più gravi della civiltà metropolitana, (a Los Angeles il 60-70% dello spazio è occupato dai veicoli), implica una duplice azione: da un lato, disincentivare la mobilità individuale in auto, potenziando le reti di telecomunicazioni cablate; dall'altro, rendere efficiente il settore, attuando il sistema intermodale ferro-gomma-acqua-aria dei trasporti pubblici di massa.

Questa carta presuppone quella del "Macchu Picchu" del '77 che, a sua volta, si configurava, come "una revisione antilluministica della Carta di Atene del ‘33.






Fonte foto: https://www.unina.it/-/18338005-giornata-di-studi-in-ricordo-di-aldo-loris-rossi-







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