Giuliano Chelazzi
PERCHE' FRANK LLOYD WRIGHT ?
La Casa sulla Cascata - Fallingwater a Bear
Run 1934-37 , di Frank Lloyd Wright
La visione dell’architettura di Frank Lloyd Wright,
come estrema sintesi di spazi in una nuova dimensione, si concretizza
nell’articolato ambiente dell’uomo, che finalmente riesce a realizzarsi sulla
sua misura, nella completa soddisfazione delle proprie esigenze. Uno spazio
fluido, aperto, capace di dilatarsi e contrarsi a seconda delle funzioni
specifiche, un microcosmo in cui ogni attributo rientra in un contesto organico
e globale, ogni particolare è parte del tutto e il tutto comprende ogni singola
parte. Questa nuova concezione del rapporto forma-funzione, che scava nei
meandri più reconditi dello spazio per scomporlo e ricomporlo in perfetta
armonia con l’essenza dell’individuo, è un atteggiamento rivoluzionario. Forse i
popoli primitivi nella loro elementarità espressiva furono in grado di creare
uno spazio organico finalizzato alle proprie funzioni. Più aumentano i
condizionamenti dell’ambiente circostante, più diminuisce l’aderenza dell’uomo
ai valori originali della propria esistenza. Il mondo a cui si contrapponeva il
movimento Arts and Crafts era
troppo intriso di attributi artificiosi totalmente permeabili alle più disparate
influenze eclettiche: l’affermazione degli stili neoclassici, del mondo
vittoriano e francese pieno di esteriorità al limite del superfluo, di un mondo
in cui l’individuo rischia più di perdersi che di identificarsi. Tali tendenze
pervasero sia il mondo americano che europeo.
La visione rivoluzionaria di Wright, che pone di
nuovo al centro del mondo architettonico l’individuo, spogliato di tutti gli
attributi inutili e i condizionamenti dell’eclettismo, in una sorta di catarsi
spirituale che richiama parimenti il tempo in cui l’uomo uscì dalle barbarie
derivate dalla disgregazione dell’impero romano e ricostruì una visione
architettonica pregna di spiritualità in cui religione ed estetica furono la
base feconda per le nuove edificazioni. L’essenzialità strutturale divenne
tensione di linee verso l’alto, la pianta metteva radici, il fusto si articolava
in rami, le foglie creavano coperture a volta a crociera, ogivali, a carena di
nave. L’uomo ritornò protagonista del proprio ambiente architettonico. Il
messaggio di tale fermento fu raccolto da Viollet Le Duc, che vide nella
tensione delle linee una nuova capacità di aggregazione degli spazi, facilitata
dalle illimitate possibilità aperte dalla rivoluzione industriale. L’evoluzione
tecnologica veniva per la prima volta vista come apparato al servizio dell’uomo,
capace di modificare velocemente le proprie abitudini e quindi il proprio
ambiente.
Wright s’inserisce con energia in questo clima di
rinnovamento. La presenza martellante delle riproduzioni delle cattedrali
gotiche appesa sulle pareti della sua camera, la lettura delle pagine di Victor
Hugo su Montmartre, impressero alla sua giovane esistenza nuovi impulsi. Inizia
la ricerca di un nuovo ordine nell’ambiente dell’individuo. Iniziò a scavare il
sentiero umano in una visione unitaria e corale, in cui l’individuo ritornava a
far parte del tutto.
Si può affermare che questa nuova visione
dell’ambiente dell’uomo ha un valore universale, perché produrre un ambiente in
cui egli possa realizzarsi, provare benessere spirituale, ed esteticamente
bello, ha valenze illimitate.
Wright è definito un architetto tipicamente
americano. Egli ipotizzò per ogni individuo una dimora su una unità territoriale
equivalente ad un acro in un contesto territoriale ampio come quello americano e
volle dimostrare che l’idea non era utopia. Una razionale e sistematica
riorganizzazione del territorio avrebbe portato addirittura ad una maggiore
valorizzazione delle risorse umane nell’ambiente naturale circostante. Le
sporadiche torri cosparse nel territorio di
Broadacre City sono concentrazioni di attività a tutto vantaggio del
territorio che resta incontaminato. La proposta del grattacielo alto un miglio
ha un sapore di provocazione: l’uomo si espande senza rispetto della natura,
distruggendo tutto ciò che invece è importante per il suo equilibrio, edificando
città caotiche e disumane; ecco un progetto che indica come vivere in verticale,
lasciando intatto il territorio, occupando con la base del grattacielo una
superficie minima per l’esercizio delle proprie attività. La città per assurdo
si costituirebbe di tanti grattacieli quanti ne occorrono, e tutto il resto del
territorio rimarrebbe libero, a disposizione per l’organizzazione del tempo
libero.
Il modello della città orizzontale di
Broadacre acquista valore universale
e può trovare applicazione in qualunque punto del globo, adattandosi alle
singole situazioni ambientali. Obiettivo è il raggiungimento della bellezza
dell’abitare dimore che siano esteticamente piacevoli, studiate fino ai minimi
dettagli dell’arredo. Per ogni situazione una tipologia particolare.
Tutta la sua attività è una dimostrazione di quanto
asserito, perché Wright si sforzò di creare per ogni individuo una dimora
diversa, mai una ripetizione.
Sostenendo il valore antropologico della sua
architettura ne deriva che in ogni punto del globo l’individuo può trovare la
sua adeguata sistemazione. In Europa, in Italia come in Germania, anche nelle
città storiche dove tutto è ormai costruito, si può operare a livello di
ristrutturazione e riorganizzazione ambientale, ponendo l’accento sulla cura e
la bontà della sistemazione interna. I nuovi quartieri trarranno spunto dalle
tipologie locali, ma organizzati secondo il modello
Broadacre. Quartieri privilegiati o
ghettizzati?
Wright stesso, da anima estremamente sensibile,
volle creare un’alternativa alle anonime periferie attorno ai congestionati
downtown. In Europa i centri storici diventano sempre più agglomerati in cui
predomina il turismo di massa che tende a scalzare l’individuo ai limiti dei
nuovi quartieri anonimi, caratterizzati da palazzi esteticamente brutti ed
alienanti.
Si può concludere che riorganizzando le periferie
sul modello wrightiano, l’individuo potrebbe ritrovare la propria dimensione,
che è fatta di dimora bella e confortevole anche a basso costo, di spazio verde
intorno e di efficienti infrastrutture. Alle soglie dello sfruttamento di
energie alternative è legittimo pensare che la mobilità non diventerà più un
problema ma anzi un modo intelligente e vantaggioso di comunicare, di creare
nuove aggregazioni, di un nuovo modello sociale.
Giuliano Chelazzi
WHY FRANK LLOYD WRIGHT ?
The vision of Frank Lloyd
Wright’s architecture, as an extreme synthesis of spaces within a new dimension,
materialises in an articulated living space that has finally achieved a truly
human dimension and the complete satisfaction of human requirements. It is a
fluid, open space that can expand and contract to respond to specific functions,
a microcosm in which each attribute comes within an organic and global context,
each detail is part of the whole and the whole comprises every individual part.
This new concept of the form-function relationship is an absolutely
revolutionary attitude: the most recondite meanders of the space are explored,
broken up and then recomposed in perfect harmony with the essence of the
individual. Perhaps the primitive peoples, in their elementary expressiveness,
were able to create an organic space finalised for their own functions. The
increase in the conditioning of the surrounding environment has gone hand in
hand with the decline in man’s adherence to the original values of his
existence. The world that the Arts and
Crafts movement was opposing was saturated with artificial
attributes, entirely pervious to the most disparate eclectic influences. These
comprised the consolidation of Neoclassical styles, of the Victorian and French
world flaunting a show of appearance verging on the superfluous, a world in
which the individual was more likely to lose than to find himself. These trends
pervaded both the American and the European worlds.
Wright’s revolutionary vision
once again set the individual – stripped of all the futile attributes and
conditionings of eclecticism – at the hub of the architectural universe. He thus
wrought a sort of spiritual catharsis that can be compared to the time when man
emerged from the barbarities that followed the disintegration of the Roman
Empire and reconstructed an architectural vision rife with spirituality in which
religion and aesthetics were the fertile foundations of the new buildings.
Structural essentiality became a tension of upward lines; the tree sprouted
roots, the trunk spread into branches, the leaves burgeoned into cross and
ogival vaults and tricuspid ceilings. Man returned to being the protagonist of
his own architectural environment. The message of this ferment was taken up by
Viollet Le Duc, who saw in the tension of the lines a new capacity for
aggregation of the spaces, facilitated by the unlimited possibilities thrown up
by the industrial revolution. For the first time, technological evolution was
seen as a device at the service of man, something which enabled him to swiftly
alter his habits and hence also his surroundings.
Wright energetically entered into
this climate of renewal. The insistent presence of reproductions of the Gothic
cathedrals on the walls of his room and his reading of Victor Hugo’s pages on
Montmartre gave a new slant to his youthful existence. He began the quest for a
new order in the environment of the individual. He began to excavate the human
path through a unified and choral vision in which the individual was once
again a part of everything.
We can legitimately claim that
this new vision of the human environment has a universal value, because
generating an ambience in which man can realise himself and achieve spiritual
well-being, and that is also aesthetically beautiful, is of immeasurable worth.
Wright is defined a typically
American architect. His theory was that, in a territory as vast as America,
every individual should have a dwelling set within a plot of land equivalent to
an acre, and he wanted to prove that this idea was not utopian. A rational and
systematic reorganisation of the territory would actually have led to a greater
valorisation of the human resources in the surrounding natural environment. The
sporadic towers scattered over the landscape of
Broadacre City are concentrations of
activity entirely to the advantage of the landscape, which remains unspoilt. The
proposal of the mile-high skyscraper has a touch of the provocative: man expands
without respect for nature, paradoxically destroying all that is crucial to his
equilibrium, building chaotic and inhuman cities. Hence, a project that shows
how we can live vertically, leaving the land intact, with the base of the
skyscraper occupying a minimal surface area for the exercise of human
activities. Taken to its logical conclusion, the city would be composed of as
many skyscrapers as were necessary, and all the rest of the territory would be
free, available for the organisation of leisure.
The model of the horizontal city
of Broadacre acquires universal
value and can be applied in any part of the world, being adapted to the specific
environmental conditions. The objective is the achievement of a beauty of
dwelling, houses that are aesthetically attractive, scrupulously designed down
to the tiniest details of furnishing. A specific type for each kind of person
and each situation.
Wright’s entire career is a
demonstration of what he claimed, since he always sought to create a home suited
to its inhabitants; all his projects were different, never repeated.
Sustaining the anthropological
value of Wright’s architecture, the result is that the individual can find the
arrangement to suit himself in every corner of the world. In Europe, in Italy as
in Germany, even in the historic cities where everything is already built, we
can act at the level of renovation and environmental reorganisation, placing the
emphasis on a careful attention to the aptness of the interior arrangements. The
new districts will take their cue from the local typology, albeit organised in
line with the Broadacre model.
Privileged districts or ghettoes?
Wright himself, an extremely
sensitive soul, wished to create an alternative to the anonymous suburbs that
gravitated around congested downtown centres. In Europe, the old city centres
are increasingly becoming agglomerations dominated by a mass tourism that tends
to force the individual into the outskirts of the new anonymous districts,
characterised by aesthetically ugly and alienating buildings.
We could conclude that, by
redesigning the suburbs on Wright’s model, the individual might retrieve his own
dimension, consisting of an attractive, comfortable and low-cost home, with
green areas around it and served by efficient infrastructures. On the threshold
of the exploitation of alternative energy sources, it is legitimate to think
that mobility would no longer be a problem but rather an intelligent and
beneficial mode of communicating, for creating new aggregations within a new
social model.
FONTE : Frank Lloyd Wright precursore
dell'architettura moderna - La continuità dell'Architettura Organica, di Giuliano Chelazzi, Migliorini Editore, Volterra,
1997. (pag. 9-11).
Libro
stampato in occasione della
Esposizione "Frank Lloyd Wright
precursore dell'architettura moderna" svoltasi a Villa Palagione, Volterra,
dal 29 settembre all'11 novembre 2007.
Per contattare l'Autore Giuliano Chelazzi
, architetto e Presidente dell'Associazione
Amici di Frank Lloyd Wright ,
e-mail: giuliano.chelazzi@libero.it
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